Compagni di viaggio
Lo sguardo invisibile di Francesco Petretti
Non serve andare per forza in luoghi lontani per incontrare la natura. Piante e animali vivono con noi anche nelle nostre città, nei boschi che le contornano, tra montagne, fiumi e spiagge che frequentiamo abitualmente. Oltre a quelli che conquistano le prime pagine dei giornali, ce ne sono moltissimi altri che, spesso invisibili, ci guardano e ci accompagnano ogni giorno.
Francesco Petretti, uno dei più famosi naturalisti italiani, nel suo libro Lo sguardo invisibile ci guida alla scoperta dei nostri compagni di viaggio, delle loro abitudini più sorprendenti e dei modi in cui modificano i propri comportamenti per adattarsi alla nostra ingombrante presenza. Dai piccoli insetti che popolano le nostre case ai gatti e ai cani che curiamo con amore, dagli uccelli che riempiono con i loro voli i tramonti fino agli orsi, ai lupi e ai cinghiali, Lo sguardo invisibile è il racconto di una grande passione. Come ricorda Maurizio Costanzo nella prefazione, Petretti “è un uomo in simbiosi con la natura che, forse non tutti lo sanno, esprime tale legame con grande potenza attraverso meravigliosi acquerelli che ritraggono, nei suoi diari di campo, le bellezze della natura”. Francesco Petretti ci esorta a “vedere” le piccole cose che solo apparentemente hanno poco significato ma che al contrario costituiscono spesso la strada giusta per vivere ciò che è essenziale. Buona lettura.
“La presenza dei gabbiani, delle volpi e dei cinghiali in città come Roma, Firenze e Bologna, è solo uno degli aspetti di un imponente fenomeno di colonizzazione degli spazi urbani da parte della vita selvatica. Si va dal falco pellegrino e dal gheppio nel centro storico di Bologna e di Roma, ai pappagalli di Roma, di Palermo e Napoli, ai cormorani di Milano, passando per un incredibile numero di ospiti alati o con la pelliccia. […]
La modificazione dei comportamenti è un fenomeno diffuso e rapido nel fissarsi: […] il canto notturno dei passeriformi come il pettirosso e lo scricciolo, che, a causa dell’illuminazione artificiale, avviene anche nel pieno della notte, quando la riduzione del traffico cittadino consente al suono di propagarsi meglio; oppure, la cova prolungata per tutto l’anno o anticipata alla stagione invernale per le specie che non subiscono sostanziali differenze stagionali nella disponibilità di risorse trofiche. È il caso, in particolare, dei colombi, che si riproducono a ritmo continuo, e da qualche tempo anche di passeri, merli e allocchi, la cui riproduzione inizia addirittura nel mese di dicembre. La scelta di vivere in un ambiente urbano ha modificato anche la morfologia degli individui, che da tempo si sono insediati in un ambiente artificiale, sostanzialmente diverso da quello originario.
Alcuni caratteri fisici tendono addirittura a fissarsi nelle popolazioni. Sono particolarmente evidenti quelli legati alla colorazione del piumaggio degli uccelli, che assume toni sbiaditi e tinte meno vivaci soprattutto fra i Paridi, famiglia di uccelli passeriformi come la cinciallegra e la cinciarella. Il fenomeno è stato riscontrato anche nelle città inglesi e tedesche, dove pure vivono cinciarelle sbiadite e grigie, niente a che vedere con quelle gialle e azzurre dei boschi e delle campagne.
Tipicamente urbano è anche il fenomeno dell’albinismo, in specie in cui l’espressione in natura di questa mutazione genica compare di solito con frequenza bassissima. Un merlo un po’ bianco in un bosco sopravviverebbe poco, perché sarebbe il primo a essere catturato, di giorno dallo sparviero e di notte dall’allocco o dalla martora.
In città, dove sparvieri e martore non esercitano, fra i merli si sono stabilizzate popolazioni che presentano albinismo parziale e addirittura totale. Questo fenomeno pare collegato al fatto che la possibilità di esibire un piumaggio a mosaico, bianco e nero, renda i maschi più attraenti agli occhi delle femmine, incrementando di conseguenza la loro fitness, cioè il loro successo riproduttivo. Per le femmine della specie, un merlo nero a macchie bianche è molto più sexy di un merlo tutto nero.
Negli ultimi anni, sono state prodotte approfondite analisi della situazione faunistica delle maggiori città italiane, che hanno portato anche alla produzione di vari atlanti degli uccelli nidificanti e di opere di inquadramento più ampio. La presenza di un’importante fauna selvatica all’interno delle aree urbane pone infatti alcuni problemi di convivenza. […]
Il problema esiste, è inutile nascondersi dietro un dito.
Gli animali in alcuni casi diventano molto numerosi, hanno poco spazio e poche risorse a disposizione, cercano di approfittare dell’uomo, delle sue colture e dei suoi allevamenti.
Il confine tra mondo della natura e mondo degli uomini è oggi piuttosto labile, e i punti di contatto si moltiplicano.
Basti pensare alle moltitudini di gabbiani e di cornacchie che invadono le nostre città, attirate dal cibo che trovano nelle discariche.
Per questo dobbiamo fare molta attenzione ai comportamenti 'zoologicamente scorretti', che vanno dal fornire cibo a cinghiali, piccioni e animali selvatici in genere, al liberare in campagna testuggini d’acqua e serpenti troppo cresciuti per rimanere nel terrario casalingo.
C’è il rischio concreto di creare situazioni che possono dare origine a disagi e a pericoli. È difficile allontanare un cinghiale dal cibo e ricondurlo nei boschi a nutrirsi di insipide ghiande, una volta che ha gustato gli avanzi delle nostre tavole.
Un’ultima considerazione. Oggi esistono sistemi intelligenti e rispettosi per prelevare gli animali e portarli in zone dove non possono fare danni e, soprattutto, per evitare che si riproducano a dismisura, come i sistemi di sterilizzazione incruenti.
Sono molto più laboriosi e costosi di una schioppettata, non c’è dubbio. Ma siamo nel terzo millennio, e siamo sulla stessa barca con piante e animali che da sempre allietano e arricchiscono la nostra vita, ci sopportano, ci accompagnano in questo viaggio sempre più folle e incerto verso il futuro.
Non priviamoci di questi compagni di viaggio.”
Immagine: Francesco Petretti