Emergenza Europa
Il Vecchio Continente punta sul riarmo, mentre gli investimenti su ambiente, energia e clima subiscono una battuta d’arresto
Dopo le dichiarazioni di Donald Trump il risveglio per il Vecchio Continente, di nome e di fatto, è brusco. L’Europa in fretta e furia fa un’alzata di scudi e passa alle vie di fatto. Parliamo del clima. No. I cambiamenti climatici sembrano confinati agli archivi polverosi e non hanno, ormai, neppure quella poca rilevanza climatica di qualche mese fa. L’imboscata della Sala Ovale, ampiamente preparata dal Presidente Trump e da un inedito ruolo di primo piano del Vicepresidente J.D. Vance nei confronti del premier ucraino Vladimir Zelensky ha portato all’organizzazione in fretta e furia di una serie di vertici europei, Regno Unito compreso, che hanno avuto come denominatore comune il riarmo europeo. L’amministrazione a stelle e strisce alle dichiarazioni ha fatto seguire i fatti, con il blocco totale della fornitura di armi all’Ucraina e l’apertura nei fatti di colloqui di tregua se non di pace, tra Usa e Russia, tagliando fuori sia l’Ucraina, sia l’Europa. La risposta della Ue è stata netta e decisa: 800 miliardi di spesa per armi in pochi anni.
Continente assediato
Significative le dichiarazioni che ha fatto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando il Piano Rearm Europe: "Viviamo in tempi pericolosi, la sicurezza dell'Europa è minacciata in modo serio, la questione ora è se saremo in grado di reagire con la rapidità necessaria". Nei vari incontri delle ultime settimane, l'ultimo dei quali a Londra, la risposta delle capitali europee è stata tanto clamorosa quanto chiara: siamo in un'era di riarmo e l'Europa è pronta ad aumentare massicciamente la spesa per la difesa, sia per rispondere all'urgenza di agire a breve termine e per sostenere l'Ucraina, sia per affrontare l'esigenza a lungo termine di assumerci maggiori responsabilità per la nostra sicurezza europea». La ciliegina sulla torta è il fatto che questa cifra, che sarà spesa in “investimenti” fondamentalmente improduttivi sul fronte dello sviluppo socio-economico, deriverà anche dall’utilizzo dei fondi di coesione e dalla raccolta di capitale privato accelerando l'Unione del risparmio e degli investimenti attraverso la Banca europea per gli investimenti. Il tutto con la spesa militare che sarà al di fuori del vincolo di bilancio del tre per cento. Manca solo un appello per donare l’oro alla patria, o meglio al continente, il parallelo con l’economia di guerra degli anni precedenti al secondo conflitto mondiale sarebbe perfetto.
Armi illimitate
Tagli, quindi, alla spesa sociale, i fondi di coesione sono questo, e spesa senza limiti per armamenti. L’emergenza clima è rimandata alla prossima generazione. Forse. Se in questi anni avessimo visto uno slancio anche solo del 20% su clima e transizione energetica rispetto a quello militare di questi giorni, con ogni probabilità oggi avremmo filiere industriali europee sulla transizione e sulle rinnovabili ben più robuste di quelle odierne, agonizzanti e dipendenti dall’estero. E il problema è che i mercati hanno risposto prontamente all’emergenza militare. I titoli legati al settore della difesa sono cresciuti del 16% negli ultimi tre giorni, con punte del 200% per alcune aziende. Un’affluenza di capitali mai vista prima nel Vecchio Continente che avrà riflessi anche su altri settori, come quelli legati alla transizione energetica e al digitale, nonostante il Governo francese abbia annunciato un investimento di 200 miliardi sull’intelligenza artificiale. Del resto, la coperta è corta. La spesa militare sarà fatta, necessariamente, per una gran parte attraverso la spesa pubblica, ragione per la quale l’investimento sulle tecnologie green passerà in secondo piano e sarà rapidamente accantonato a un ruolo residuale, anche perché i tagli al welfare e alla sanità produrranno un maggiore allarme sociale rispetto alle questioni energetiche e climatiche.
In questo quadro l’azione degli ambientalisti dovrebbe cambiare in maniera radicale. I contenuti ecologici dovrebbero essere declinati intrecciandoli con quelli economici e sociali. Tradotto: clima e bollette, salute e ambiente, welfare ed ecologia. Se non si compirà questo passo politico sarà la prossima generazione a pagarne il prezzo, sia economico, perché si sta creando una enorme bolla speculativa fondata sulla spesa militare, sia climatico. Perché il tasso di concentrazione di CO2 in atmosfera sta salendo come non mai. E non sarà un ordine esecutivo di Donald Trump per secretare i dati sul clima dell’agenzia federale NOOA, la National Oceanic and Atmospheric Administration, a fare invertire la rotta.
Articolo pubblicato su Nextville.it, 6 marzo 2025
Immagine: MeSSrro (Unsplash)