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PuntoSostenibile

Verdi e digitali, così le aziende di domani scelgono il Pianeta

Intervista a Stefano Belletti

di Annamaria Duello
pubblicato il 10/12/2022

Verde e digitale sono due facce della stessa medaglia. In un modo o nell’altro, infatti, il mondo della sostenibilità ambientale incontra quello dell’innovazione tecnologica. E questo interessa ogni aspetto della vita del paese, dalle politiche amministrative alle strategie imprenditoriali. Ma come può l’innovazione digitale contribuire alla causa ambientale? E, soprattutto, in che modo queste due anime convivono all’interno di un’azienda?
Lo abbiamo chiesto a Stefano Belletti, autore di Verde & Digitale – In viaggio tra sostenibilità, innovazione e competitività, ultima novità in casa Edizioni Ambiente. Appunti di viaggio per chi, dall’interno di un’azienda, desidera intraprendere un percorso di digital business transformation in linea con le esigenze del Pianeta.
 
Innovare il proprio modello di business nel rispetto dell’ambiente e delle necessità del Pianeta è possibile. Ma da dove si inizia? Su quali tecnologie digitali fare affidamento? 

Come riportato nel libro, non ci sono ricette per il successo. Volendo sintetizzare al massimo, indicherei tre elementi fondamentali: formulare una visione dell’azienda che incorpori e intercetti un’esigenza specifica e concreta della sostenibilità ambientale come risposta puntuale a un problema; impostare un assessment iniziale sulle competenze digitali (come fatto da A2A ed Enel, per esempio) in modo da capire la maturità della popolazione aziendale e condurre programmi di digital literacy, ossia creando uno strato base dal quale partire; individuare e inserire nell’organizzazione quelle persone che sono motivate a questo tipo di cambiamento e dimostrano capacità di coinvolgere e aprirsi al confronto. Curiosi dell’innovazione che possono diffondere il messaggio, senza per questo essere degli specialisti.

Per quanto concerne le tecnologie digitali, è importante comprendere dapprima le tecnologie attraverso proof of concept tecnologici per identificarne le potenzialità e poi analizzare le esigenze del business per definire quali funzionalità servano veramente. L’essenza della digital business transformation è proprio questa: sfruttare le potenzialità delle tecnologie digitali per trasformare processi e modelli di business per cui spesso le tecnologie digitali vengono adottate in combinazione tra loro per rispondere a problemi complessi (bundle).
Sicuramente la disponibilità di dati in tempo reale grazie all’Internet of Things garantisce nuovi livelli di trasparenza, conoscenza, reattività e adattamento: abilita la capacità di analisi e valutazione (sfruttando strumenti basati su intelligenza artificiale e advanced analytics) rendendo efficiente e produttivo l’uso delle risorse, attivando modelli on demand/just-in-time, assicurando reattività nel monitoraggio e ripristino secondo schemi circolari, comprendendo il profilo di consumo. Diviene possibile quindi adottare le cosiddette politiche di precisione, che aiutano a identificare e comprendere i fabbisogni specifici di diversi segmenti della popolazione o, al limite, di singoli individui o della natura stessa.
 
L’innovazione e il potere del cambiamento sono i fili conduttori che legano il mondo del green a quello del digital. Una delle chiavi è proprio il potenziale delle singole persone. Quali figure professionali possono fare la differenza nel percorso di trasformazione di un’azienda?

Dire che le competenze siano importanti credo sia ovvio e – da un certo punto di vista – non coglie l’essenza del problema. Ho potuto constatare che molte aziende stanno strutturando le  proprie organizzazioni "a rete" in cui – a livello micro – sono gli individui i nodi di questa rete: diventano rilevanti le competenze trasversali o skill generaliste quali apertura, collaborazione, gestione del rischio, disponibilità al cambiamento rispetto alle classiche competenze verticali. Un esempio notevole è costituto da Loccioni, azienda marchigiana che spinge i propri dipendenti a essere 'intraprenditori' e li sprona costantemente all’innovazione tanto da lanciare spin-off aziendali. E le aziende stanno impostando con sempre maggiore frequenza programmi di formazione a carattere generalista e di sviluppo di competenza di base. Sono i comportamenti e la consapevolezza a fare la differenza. In alcune aziende virtuose – come Chiesi Farmaceutici – è stato attivato un percorso di acquisizione di consapevolezza per l’intelligenza artificiale tramite una serie di conferenze sul tema. Detto questo – a parte le nuove professionalità per la sostenibilità ambientale – per il digitale ritengo che siano tre i contributi professionali prevalenti: identificare un responsabile del digitale e/o dell’innovazione come elemento di propulsione e coordinamento (chief digital officerchief innovation officer); potenziare le capacità di analisi dei processi con la comprensione delle potenzialità del digitale (digital business analyst & strategist); inserire nel board aziendale figure esperte di digitale e innovazione che possano valutare criticamente le relative strategie di sviluppo aziendale (outside director).

Verde & Digitale

In viaggio tra sostenibilità, innovazione e competitività
Versione digitale

In che direzione si muove l’imprenditoria italiana? Quali le speranze, le ambizioni e i traguardi più verosimili da raggiungere nei prossimi anni?

Fare innovazione, essere sostenibili, utilizzare il digitale è un grande cambiamento, credo il Cambiamento. Per essere affrontarlo, l’azienda deve rivedere la sua strategia e la sua organizzazione, introdurre nuove competenze e nuovi ruoli, impostare comportamenti diversi e diffusi. Si tratta di un cambiamento difficile perché comporta una forte committment della direzione aziendale (top-down) ed è pervasivo nella comunità aziendale (bottom-up).
Credo che ci dobbiamo aspettare un cambio di paradigma. Nel prossimo futuro potrebbero esserci aziende diverse e comportamenti collettivi differenti per cui il bipolarismo profitto-missione sociale non sarà in antitesi, ma sarà anzi una nuova eco-struttura del business. Nell’ultima lettera ai Ceo di Larry Fink (presidente e amministratore delegato di BlackRock, la più grande società di investimento del mondo) viene sottolineato che le prossime startup di successo saranno aziende giovani e innovative nel campo della sostenibilità.
Cosa significa? Sta nascendo un nuovo tipo di impresa (o meta impresa) che è contraddistinto da una eterogeneità di contributi. Un nuovo modello di impresa ibrida e un eco-sistema imprenditoriale in cui operano grandi corporation e pmi, coesistono capitale pubblico e privato, con finalità economiche, sociali  e ambientali. Parliamo di aziende che operano con il territorio e per il territorio, in una logica di collaborazione con tutti gli stakeholder, promuovendo l’innovazione come motore per la sostenibilità. In questo modo si supera anche il vincolo della dimensione media dell’azienda italiana che – ancora oggi – viene visto come un freno alla crescita del Paese.


Immagine: Almos Bechtold (Unsplash)