Meglio connettere
di Marco Moro
pubblicato il 05/03/2024
Con il recente episodio della presunta classifica delle città con la peggiore qualità dell’aria nel mondo abbiamo potuto fare la conoscenza di un altro modo – forse nemmeno così intenzionale – di creare confusione su temi cruciali e in definitiva di gettare discredito su una pratica che negli ultimi anni ha registrato una crescente diffusione: la citizen science. Il coinvolgimento dei cittadini nel monitoraggio di alcuni parametri ambientali, come la qualità dell’aria, ha quantomeno un effetto di grande importanza: sviluppo della conoscenza da un lato e coinvolgimento diretto delle persone, una forma di attivismo che può produrre movimenti di pressione informati in merito a determinati problemi.
Cosa ci fosse di sbagliato in quella presunta classifica è ormai noto, ma forse il punto più controverso della vicenda è che a stilarla fosse un produttore di sistemi di depurazione dell’aria e produttore anche di sistemi di monitoraggio “a portata del cittadino”.È curioso leggere nel sito di questa azienda le pagine dedicate a promuovere la pratica della citizen science, invitando a “entrare nella rete” di monitoraggio “dal basso” della qualità dell’aria acquistando uno dei sistemi commercializzati dalla stessa azienda. Con partnership di Greenpeace, UNEP e UN-Habitat. Hai detto niente…Quella che si è riproposta in questa vicenda è una dinamica che vediamo agire troppo spesso, e con effetti nefasti soprattutto quando si tratta di tematiche ambientali, per loro natura complesse. Si semplifica (più o meno intenzionalmente), i media – anche quelli da cui ci si potrebbe ancora aspettare un minimo di fact-checking prima di fare i titoloni – abboccano e tutto finisce in caciara. Con almeno una vittima evidente, la credibilità della comunicazione sul tema.
Mercanti di dubbi
Come un manipolo di scienziati ha nascosto la verità, dal fumo al riscaldamento globale
Naomi Oreskes, Erik M. Conway
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Che ne direbbe Naomi Oreskes? Aggiungerebbe una nuova tipologia di disinformazione alle tante che ha magistralmente svelato e raccontato? Magari le chiederemo un parere anche su questo.
L’eccesso di semplificazione è comunque a volte una tentazione comprensibile, soprattutto quando la pratica del comunicare e informarsi sta mutuando ovunque tempi e modi dei social network. Creare un “luogo di decompressione”, di riflessione e informazione più approfondita è un obiettivo che ci proponiamo di perseguire – oltre che con i libri – oggi anche attraverso la collaborazione che avviamo con connettere.org, una iniziativa che già nel nome dichiara il proprio programma. Come affermano i suoi promotori “Il sapere è oggi spezzato in mille rivoli che scorrono indipendentemente l’uno dall’altro, e si è generata una nuova forma di ignoranza, la versione moderna dell’analfabetismo: l’incapacità di vedere le relazioni fra le azioni, i fenomeni, gli eventi, e gli ambiti di conoscenza. Nessuno osa più mettere in dubbio che il tutto è più della somma delle sue parti, ma pochissimi escono dal chiuso della propria area di competenza, per connetterla al tutto, cioè all’insieme delle altre.” Chi c’è “dietro” connettere.org? Scopritelo.
Immagine: Vlad Tchompalov (Unsplash)