Sole, whisky e sei in pole position
Ma non a Baku, si direbbe. Il tema per l’editoriale di PuntoSostenibile di novembre dovrebbe essere quindi la conclusione di Cop29, ma su questo è senza dubbio più utile leggere le testimonianze e valutazioni di chi a Baku c’è stato. Il processo negoziale delle Conferenze delle Parti procede, come sempre tra aspettative alte e conclusioni in chiaroscuro, tra richieste dei Paesi più esposti agli effetti della crisi climatica e difesa di interessi economici nazionali e di settori dell’economia.
Ma c’è anche, inevitabilmente, del pittoresco in questi mega-consessi dall’elevata impronta di carbonio, come l’invito a un confronto faccia a faccia che la premier di Barbados, Mia Mottley, ha rivolto al neoeletto presidente USA Donald Trump. Io non mi metterei di traverso con una così, non so come la pensa Donald, a me sembra molto decisa, anche se, battute sciocche a parte, quell’intervento sottolinea a mio avviso una crescente insofferenza per la ritualità di un negoziato che se la sta prendendo troppo comoda. Ancora più netta la presa di posizione contenuta nella lettera aperta rivolta da un importante gruppo di scienziati ed esperti con cui si invitano le parti a passare dalla negoziazione a una concreta e più rapida implementazione degli accordi. Altro punto interessante è la valutazione formulata dal think-tank di ECCO in merito a una crescente marginalità del ruolo dei ministri per l’ambiente in un confronto che mette in questione direttamente assetti economici e finanziari nazionali e globali.
Cosa comporti il ritardo nella “messa in opera” di indirizzi, accordi, agende, piani d’azione e altro condivisi – almeno apparentemente – su scala internazionale si comprende meglio se si restringe l’orizzonte a cui si guarda. Le prime uscite della nostra collana VerdeNero Inchieste cercano si svolgere questa funzione: riportare gli elementi degli scenari globali di cui si discute anche nelle Cop alla scala del nostro territorio. Dopo Migrare in casa di Virginia Della Sala esce in questi giorni Montagne immaginarie di Michele Sasso, indagine su quel 78% della superficie della Penisola che chiamiamo “aree interne”, definizione che molto spesso è usata come sinonimo più gentile di “aree marginali”. Montagna, collina, valli, paesi, frazioni, somma di realtà diverse e difficilmente accomunabili sotto facili etichette, che però ne diventano vittime e a volte complici in funzione di un modello di sviluppo e di un immaginario che ha origine e ragion d’essere in gran parte altrove.
In questo senso la battuta ripresa da Vacanze di Natale, cinepanettone del 1983, che fa da titolo a questo editoriale (e che fa il paio con l’altrettanto celebre “Via della Spiga-Hotel Cristallo di Cortina, 2 ore 54 minuti e 27 secondi”) rappresenta bene, anche se in modo volutamente grottesco, cos’è la montagna vista da “giù”. Cartolina tra diverse cartoline: c’è quella stereotipata dei “borghi più belli d’Italia” e quella di incantati villaggi immersi nella neve. Davanti alla missione impossibile di raccontare in duecento pagine cos’è la montagna oggi e come si sta immaginando (se si sta immaginando) cosa possa essere domani, l’indagine condotta da Michele Sasso raccoglie una campionatura di storie e luoghi che intercetta molti degli aspetti più significativi del rapporto tra montagna e città e dei cambiamenti in corso. Quindi, “Sole, whisky e sei pole position”, ma poi? C’è anche molto altro e Montagne immaginarie ci porta a conoscerlo.
Chissà se anche l’Azerbaigian ha il suo cumenda che dal centro di Baku a uno dei comprensori sciistici di cui è dotato il Paese batte i record di velocità. Sole, vodka e sei in pole position. Cop29 è un fallimento, che segue i fallimenti delle due precedenti. Questo processo negoziale oggi si può dire fallito, nonostante l’impegno autentico di molti. Basta leggere la dichiarazione finale. Ne riparliamo a Cop30. Forse.
Immagine: tratta dalla locandina del film Vacanze di Natale (1983).