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L'Italia chiamò

Uranio impoverito: i soldati denunciano

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«I soldati americani erano equipaggiati diversamente. Prima di entrare in una zona considerata a rischio indossavano tute protettive, guanti speciali, maschere con filtro. Noi invece lavoravamo a mani nude, le nostre maschere, quando ce le davano, erano di carta, tute niente».

Quattro soldati cercano un difficile ritorno alla normalità dopo essersi ammalati di tumore operando in zone bombardate con armi all’uranio impoverito. Luca, Emerico, Angelo e Salvatore hanno scelto volontariamente la divisa, ma sono stati abbandonati dall'Esercito proprio quando hanno dovuto lottare per la vita. Chi ha denunciato ha subito minacce e ricatti, chi ha taciuto è sprofondato nella solitudine. L’Italia chiamò è un’inchiesta multimediale che racconta attraverso immagini e testo gli effetti dell’inquinamento bellico sul personale delle forze armate impiegato in Bosnia, Kosovo e Iraq. Il documentario giornalistico, premiato dalla critica, riannoda in un diario intimo le storie dei soldati, ricostruendo la catena delle responsabilità.

Ottobre 1993. Travolto dallo scandalo della Sindrome del Golfo, che ha fatto migliaia di vittime tra i militari inviati in Iraq, il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti dirama le prime norme generali di protezione dall’uranio impoverito. Il videotape informativo, originariamente destinato alle caserme, viene trasmesso a tutti i paesi membri dell’Alleanza atlantica, ma in Italia lo Stato maggiore dell’Esercito non lo mostrerà mai ai soldati, che continueranno a partire per le missioni di “pace” all’estero senza adeguate protezioni, ammalandosi e morendo. Perché i vertici delle forze armate hanno taciuto? Hanno sottovalutato i rischi della contaminazione oppure nessuno ha voluto assumersi la responsabilità di rispondere alle famiglie di chi aveva subito la contaminazione? In uno scenario inquinato da statistiche fasulle, due Commissioni parlamentari d’inchiesta hanno cercato di ristabilire la verità dei fatti, riuscendoci solo parzialmente. Per alcuni scienziati non è dimostrabile il nesso causa-effetto tra l’insorgenza dei tumori e l’esposizione all’inquinamento bellico. Ma nei corpi dei soldati ci sono elementi chimici che possono provenire solo da esplosione di uranio impoverito. Di recente i tribunali ne hanno riconosciuto gli effetti letali, aprendo la strada a centinaia di richieste di risarcimento. Mentre la politica litiga sulle cifre, chiunque è libero di sperimentare armi non convenzionali nei poligoni sardi, bastano 50 mila dollari e un’autocertificazione. Il picco dei decessi deve ancora arrivare, avvertono gli scienziati, aspettiamoci il peggio.

www.litaliachiamo.net

Uscita:
ISBN:9788896238073
Pagine:160
Formato:13,2X18,5
Stato:pubblicato

Prezzo: 16.9 €

Prezzo: 16.055 €

Leonardo Brogioni

È fotografo e giornalista. Nel 1992 è tra i venti fotografi europei del Premio Kodak European Panorama of Young Professional Photography. Nel 1998 vince il Premio AFIP per la fotografia italiana di ricerca nella sezione reportage. Dal 1999 al 2002 scrive di fotogiornalismo sulla rivista Progresso Fotografico. Dal 2000 è docente di...

Angelo Miotto

È giornalista professionista. È stato caporedattore dell'agenzia web e del mensile PeaceReporter, redattore e inviato di Radio Popolare, Popolare Network, dove ha firmato format, realizzazione e regia di trasmissioni di inchiesta. Insieme a Giovanni Giacopuzzi ha pubblicato il saggio Storie basche. Nel 2007, con Matteo Scanni, ha ricevuto il primo premio dedicato...

Matteo Scanni

È giornalista e regista, coordina la Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica. Si è occupato di caporalato, contrabbando di rifiuti, spionaggio industriale, sistemi criminali, patrimoni immobiliari occulti e carcere. È autore dei documentari Piani di fuga, Il paese del maiale, O Sistema, Cronache basche, Maria Grazia Cutuli. Il prezzo della verità. Le sue...

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