Dalla parte di Gaia, e di tutte le altre
Da un lato la protesta femminista, dall’altro quella dei movimenti di giustizia ambientale. Da una parte l’empowerment femminile, dall’altra la difesa dell’ambiente. Ma cosa c’entrano le battaglie delle donne con quelle per il Pianeta?
Se lo è chiesto Silvana Galassi che, quando tre anni fa decise di dedicarsi alla stesura di Dalla parte di Gaia, non sapeva ancora cosa fosse l’ecofemminismo. All’inizio, infatti, il suo libro voleva essere un racconto per celebrare le vite delle donne che negli ultimi due secoli si sono dedicate alla difesa dell’ambiente.
Una storia di ecologhe ed ecologiste, scienziate, ricercatrici e attiviste che hanno lottato per far sentire la loro voce in un mondo ancora declinato al maschile, dai contesti scientifici e accademici a quelli politici. Non l’elogio di un lavoro al femminile in quanto tale, ma una cassa di risonanza per meriti e talenti spesso non riconosciuti a causa del divario di genere.
Tuttavia, leggendo le biografie di queste donne straordinarie – eroine che si sono battute per la difesa dei diritti della Natura e dei popoli indigeni, per la tutela del paesaggio e la salvaguardia della biodiversità – Galassi provò la sensazione che tutte fossero unite e motivate da qualcosa di inafferrabile. Qualcosa di primordiale, diluito nel tempo e nello spazio, legato al loro essere donne.
Finché un giorno non si imbatte in questa espressione – ecofemminismo – e nella moltitudine di saggi scritti sotto questo nome. Saggi illuminanti, alcuni per certi versi controversi, che analizzano l’evoluzione e la divisione dei ruoli maschili e femminili dalle prime società ai giorni nostri. Dalle pratiche spontanee dei primitivi alla nascita e alla calcificazione dei dettami giudaico-cristiani. Il modo diverso in cui, insomma, uomini e donne si sono approcciati alla natura e alla gestione delle risorse naturali. Spunti e riflessioni dal potere rivelatorio che forniscono all’autrice un nuovo contesto in cui collocare quelle biografie lette durante le sue ricerche, e una nuova chiave interpretativa dello storico gap uomo-donna.
Il libro di Galassi allora si trasforma e, da tributo alle donne di scienza, si eleva anche a saggio sulle diverse correnti di pensiero del sottobosco dell’attivismo ambientale e femminista.
Le teorie e le pratiche dell’ecofemminismo (questo il sottotitolo scelto) sono infatti moltissime. Dal suo battesimo, appena mezzo secolo fa, l’ecofemminismo risulta ora diviso in molte correnti (segnale di una relativa giovinezza e di una non ancora piena maturità per ciascuna corrente). C’è l’ecofemminismo culturale/spirituale che, pur non legandosi a nessun aspetto religioso, celebra il legame della donna con la natura, a partire dalla capacità generatrice del corpo femminile. E poi c’è l’ecofemminismo socialista/materialista, contro ogni gerarchia sociale che discrimina le donne, che si batte contro lo sfruttamento del lavoro di cura (da sempre esclusiva femminile), al quale non viene attribuito un valore economico.
Silvana Galassi entra nella psicologia di queste correnti di pensiero (riportando aneddoti, contesti inediti e citazioni segnanti) e ricostruendo la storia dell’attivismo e della scienza moderna attraverso alcune delle donne che hanno contribuito a plasmarla. Una galleria di ritratti femminili legati non da un fil rouge, ma da un filo verde. Lo stesso che dovrebbe unire tutti noi, al di là di qualsiasi distinzione di genere o identità, in quanto abitanti del mondo. In quanto esseri umani capaci e pronti a collaborare.
Immagine: Vonecia Carswell (Unsplash)