Il meraviglioso mondo delle api descritto da Stephen Buchmann
Lo sapete che per fare un litro di miele devono darsi da fare 2.500 api per circa tre settimane? Ma le api non producono solo il miele da spalmare sulle fette biscottate la mattina a colazione. Il loro ruolo è cruciale, infatti il 75% dei raccolti e il 90% delle piante da fiore a livello mondiale dipendono in buona parte dagli animali impollinatori.
Dite la verità. Avete mai riflettuto su come vivono le api, il loro straordinario cervello, quello che sentono e percepiscono, come comunicano tra loro, come imparano, ricordano, prendono decisioni, perché quel fiore sì e l’altro no. Come fanno a tornare al loro alveare e come fanno a dare forma alla cera creando elaborate celle esagonali senza l’ausilio di goniometri e compassi? E come funziona la loro relazione con i fiori, i loro amori, le loro paure ed emozioni? Ve lo racconta Stephen Buchmann nel suo La personalità dell’ape fresco di stampa. Si tratta di un mondo meraviglioso e affascinante, descritto in modo magistrale in questo libro unico nel suo genere. Straordinario, scritto da uno studioso d’eccezione che ci guida in un viaggio di scoperta.
La personalità dell'ape
Pensieri, ricordi, emozioni
Stephen BuchmannDopo averlo letto non guarderete più le api con gli occhi di prima, non scapperete più sentendole ronzare. Le considererete in modo diverso. Fare la loro conoscenza vi permetterà di rapportarvi con rispetto e ammirazione a questi piccoli insetti “alieni” che vivono proprio qui sul pianeta Terra, insieme a noi. Da ben prima di noi.
Ecco un estratto. “Nel mondo vivono circa 21.000 diverse specie di api. Si tratta generalmente di femmine solitarie che scavano la propria tana per nidificare nel terreno o nel legno morto, senza alcun tipo di aiuto. Altre api invece sono veramente sociali e vivono con centinaia di migliaia di sorelle, compagne di alveare, e con la loro regina madre. Che siano sociali o solitarie, le api sono individui con personalità distinte. Imparano e memorizzano dettagli importanti del loro mondo, hanno il senso del tempo e ritornano agli stessi fiori esattamente al momento giusto, quando stanno producendo il nettare. La maggior parte delle api trova i suoi fiori, o altre larve di api da predare, su iniziativa individuale. Altre utilizzano segnali chimici o elaborate danze per reclutare i compagni di nido e per informarli sulla direzione da prendere per raggiungere zone fiorite.
La maggior parte delle api sono vegane e si nutrono di polline e nettare prodotto dalle piante in fiore […] Alcune specie di api, le ‘api avvoltoio’ di Panama e del Brasile, si procurano il cibo cercando carogne di vertebrati […]
Come ha avuto origine questa incredibile diversità? Circa 130 milioni di anni fa le prime api si sono evolute dalle loro antenate vespe, che probabilmente cacciavano minuscoli insetti noti come tripidi. Un esemplare di queste prime api è stato ritrovato nel Myanmar (Birmania) ben preservato nell’ambra, la resina fossilizzata. Le piante da fiore si erano evolute poco prima, circa 140 milioni di anni fa, e probabilmente queste primordiali angiosperme in origine venivano impollinate da mosche e coleotteri. Ma con l’evoluzione delle api e la loro trasformazione in erbivore, iniziarono a rivolgersi quasi esclusivamente ai fiori per il proprio nutrimento. Arrivati all’epoca dell’Eocene, circa 56-34 milioni di anni fa, le api erano diventate visitatrici fedeli e affidabili delle piante da fiore.
La lunga e importante relazione fra api e fiori si è sviluppata a partire da questo momento. Di solito le consideriamo mutualiste, che significa che si aiutano reciprocamente. I fiori sono manifesti pubblicitari viventi, mettono in mostra i loro profumi e colori seducenti per pubblicizzare favori sessuali. Sono i genitali delle piante, esibiti senza vergogna affinché tutti possano vederli: il vostro costoso bouquet acquistato dal fioraio dovrebbe essere vietato ai minori. Le antere contengono milioni di granuli di polline, che in sé contengono gameti, le cellule sessuali maschili delle piante da fiore. Pensate al polline come alle cellule spermatiche della pianta. Al centro della maggior parte dei fiori si trova lo stilo, con il suo appiccicoso terminale ricettivo. Questo è il luogo dove atterrano i granuli di polline, che attraverso i tubi pollinici arrivano fino al cuore del fiore per fondersi e fertilizzare i suoi ovuli, simili a piccoli piselli dentro il baccello. Gli ovuli diventano i semi dentro i frutti. Alche se molte piante si possono auto-impollinare, e producono i propri semi, la soluzione genetica migliore e più favorevole è che una pianta lontana e non imparentata sia origine dei semi che raggiungono la pianta madre. Questo è il modo migliore di trasmettere i geni a una progenie sana.
Ed è qui che entrano in gioco le api e gli altri impollinatori mobili, che possono volare mentre le piante non possono, e quindi si spostano al posto loro…”
Immagine: Jenna Lee (Unsplash)