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Votate come buoni antenati

E pensando a come ci ricorderanno le prossime generazioni

di Lucrezia Lenardon
pubblicato il 06/06/2024

Ci stiamo avvicinando alle elezioni europee, un momento cruciale in cui i cittadini dell'Unione Europea eleggeranno i loro rappresentanti nel nuovo Parlamento Europeo. In Italia, le votazioni si terranno sabato 8 e domenica 9 giugno. Queste elezioni saranno determinanti per stabilire le politiche che influenzeranno sia il presente che il futuro dell'Europa e delle nuove generazioni. L'obiettivo è creare una comunità più forte, inclusiva e capace di affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico, la giustizia sociale e lo sviluppo economico.

Per l'occasione, vi proponiamo una delle riflessioni contenute nel libro Come essere un buon antenato di Roman Krznaric, in cui racconta come rafforzare la capacità di immaginare il futuro e reinventare la democrazia, la cultura e l’economia. E creare così un mondo migliore per le generazioni che verranno.

Come essere un buon antenato

Un antidoto al pensiero a breve termine
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Disponibile anche in versione digitale

"Come ci ricorderanno le prossime generazioni? È una domanda che va al cuore della condizione umana, e che fa leva sul potente desiderio di sfidare la nostra mortalità lasciando un’eredità per chi verrà dopo di noi. Oltre mezzo secolo di ricerche in ambito psicologico rivelano che questa spinta quasi universale tende a emergere quando entriamo nelle fasi centrali della vita. La maggior parte di noi spera che le nostre azioni e la nostra influenza si propaghino oltre l’inevitabilità della morte. Poche persone desiderano davvero essere dimenticate per sempre.

Ma i modi in cui scegliamo di dare forma al nostro lascito sono molto diversi. Alcuni perseguono una forma egocentrica di eredità, sperando di essere ricordati e glorificati per i propri successi personali. È il caso per esempio di Alessandro Magno, che fece costruire statue di sé stesso in tutto il suo impero, persino a Olimpia, il luogo sacro per i greci. Voleva essere venerato in eterno per le sue azioni eroiche e le sue conquiste, voleva essere commemorato come un dio, nulla di sorprendente per qualcuno che sosteneva di essere un discendente diretto di Zeus. Gli oligarchi che oggi fanno filantropia e costruiscono edifici, stadi di calcio e aprono musei che portano il loro nome hanno ambizioni simili. Un’aspirazione più comune è quella di lasciare un’eredità al la propria famiglia, tipicamente sotto forma di un testamento per i figli, i nipoti o il nucleo allargato, e che va dal denaro e dalle proprietà ai cimeli preziosi. È il tipo di eredità apprezzata dagli aristocratici che vogliono che il proprio patrimonio rimanga all’interno della linea famigliare, ma anche dagli immigrati – come mio padre, rifugiato dalla Polonia in Australia dopo la Seconda guerra mondiale – che lavorano come forsennati nella speranza di lasciare abbastanza denaro perché i propri figli possano avere una vita migliore della loro.

Per molte persone è meno importante lasciare beni materiali che tramandare i propri valori e la propria cultura, che si tratti della lingua, delle credenze religiose o delle tradizioni familiari. Tuttavia, se vogliamo veramente diventare buoni antenati, dobbiamo allargare la nostra idea di eredità e pensarla non solo come un percorso di glorificazione personale o come un lascito per la nostra prole, ma come una pratica di vita quotidiana che porta benefici a tutte le generazioni future. Possiamo pensarla come una 'mentalità del lascito' trascendente, con cui miriamo a essere ricordati dalle generazioni che non conosceremo mai, gli sconosciuti del futuro. Possiamo coltivare questa forma di pensiero a lungo termine attraverso tre approcci: l’impulso dell’esser mortale, i doni intergenerazionali e la saggezza del whakapapa".


Immagine: Antoine Schibler (Unsplash)