I disastri accadono. E accadono qui
Cosa ci insegna l'inchiesta "Migrare in casa" di Virginia Della Sala
I disastri accadono. E accadano proprio nelle nostre città, a pochi chilometri dalle nostre case.
Alluvioni, siccità gravi, frane, tempeste: sono gli incubi che hanno trasformato il paesaggio italiano in un campo di battaglia climatico. Basta scorrere il proprio feed social, aprire il giornale o accendere la TV. Dalle alluvioni in Emilia Romagna (quattro in un anno e mezzo) ai paradossi climatici in Sicilia: prima la siccità grave che mette in ginocchio cittadini, agricoltori e allevatori, e poi il nubifragio, che trasforma le strade in fiumi e trascina cose e persone in mare. Guardando al di là dei confini nazionali, è ancora aperta la ferita per le immagini arrivate dalla Spagna. La devastazione nella zona di Valencia – con oltre 200 morti, decine di dispersi e oltre 120mila sfollati – è emblematica della gravità della situazione.
E mentre contiamo i danni, il clima ci presenta il conto: persone senza casa, aziende distrutte, comunità spezzate.
Virginia Della Sala, nel suo Migrare in casa, ci mette di fronte a una verità scomoda. Non stiamo guardando più solo le migrazioni climatiche da lontano, osservando isole sommerse o deserti che avanzano dall’altra parte del mondo. I migranti climatici siamo già (o saremo presto) noi. E non ce ne stiamo rendendo conto.
Attraverso un’inchiesta meticolosa, Della Sala fotografa un’Italia spaccata, un Paese che vive alla giornata, che risponde ai disastri con interventi postumi e rattoppi, senza mai affrontare il problema alla radice. Il consumo di suolo continua senza sosta, si costruisce dove non si dovrebbe, e la prevenzione è un’utopia. Quello che emerge è un sistema che si muove in ritardo, come se il cambiamento climatico fosse una minaccia lontana e non una crisi in corso.
Della Sala non si limita a denunciare. Il suo libro è una guida alla consapevolezza, perché ci mostra in maniera chiara come il cambiamento climatico stia ridefinendo i confini della nostra sicurezza.
"Quando saremo noi migranti climatici, dove andremo?" è la domanda che attraversa l’intera inchiesta, una domanda che non possiamo più ignorare. Le persone non migrano solo da un continente all’altro: migrano da una città all’altra, da una casa che non esiste più a una vita da ricostruire.
Leggere Migrare in casa significa prendere coscienza che il tempo è scaduto. I disastri accadono. E accadono proprio qui, davanti a noi. La domanda non è se saremo pronti, ma se saremo ancora in tempo per fare qualcosa.
Immagine: Aldward Castillo (Unsplash)