PuntoSostenibile

Il ritorno di VerdeNero

“Migrare in casa” di Virginia Della Sala

di Claudio Colucci
pubblicato il 03/09/2024

Il tempo scorre inesorabile, senza fretta ma senza sosta. L’orologio del mondo ci dice che abbiamo sempre meno tempo per contrastare i cambiamenti climatici; secondo tanti, il clima è già cambiato.

Con il ritorno della collana VerdeNero, nata come collana di “noir di ecomafia” coinvolgendo gli autori più in vista del genere e sviluppatasi poi come serie di inchieste, Edizioni Ambiente si pone l’obiettivo di indagare sui temi cardine della crisi ambientale a tutto tondo, attraverso inchieste rigorose e documentate firmate da alcune delle penne più efficaci del giornalismo ambientale italiano. Tra le questioni di maggiore rilievo l’impatto dell’overtourism e la sua (non) sostenibilità, le migrazioni sempre più frequenti intimamente connesse ai disastri ambientali, lo sconvolgimento degli ecosistemi e lo snaturamento dei territori, l’effetto che la rivoluzione digitale ha e avrà sull’ambiente, l’analisi delle forme di lavoro non retribuito che sostengono la società (ma non i lavoratori).

Ogni volume della collana rappresenta una commistione di giornalismo investigativo e analisi scientifica, il tutto coeso da una profonda sensibilità narrativa. Ricorrendo a una rete di giornalisti esperti, scienziati, attivisti e professionisti del settore, la collana VerdeNero ha l’aspirazione e l’esigenza di informare con precisione e puntualità senza rinunciare al piacere di una lettura scorrevole, di sensibilizzare con acume e chiarezza un pubblico anche non specializzato esplorando le cause, gli impatti e le possibili soluzioni per affrontare sfide che sono sempre più urgenti.

Punto di partenza della collana è il nuovo libro Migrare in casa, frutto dell’abile penna di Virginia Della Sala, giornalista professionista che scrive di ambiente, digitale e cronaca per il Fatto Quotidiano.

Il metodo di Della Sala combina indagine giornalistica e ricerca scientifica e sociale, ed è supportato da studi e articoli scientifici, report, confronti, indagini sul campo e interviste a scienziati, professori, esperti, ma anche dalle testimonianze di persone comuni, non addetti ai lavori, persone che a causa delle conseguenze del cambiamento climatico hanno perso tutto, affetti, casa, lavoro, dignità, fiducia.

Fulcro dell’indagine dell’autrice sono i migranti climatici, una realtà di cui si sente parlare sempre più spesso a livello globale ma che tutt’oggi non gode di alcun riconoscimento ufficiale neanche dalle Nazioni Unite. Migranti climatici che, per nostra fortuna, siamo sempre stati abituati ad associare a realtà altre, lontane, esotiche, a Paesi lontani con climi, politiche e territori ben diversi dal nostro, ma che in realtà, oggi, rappresentano una questione aperta e delicata anche per noi. È proprio questo che vuole dirci Della Sala: anche noi siamo migranti climatici. Gli italiani, l’Italia, ormai non fanno più eccezione.

La situazione geografica italiana è drastica. La nostra penisola, incastonata come un diamante nel cuore del Mar Mediterraneo e insieme con esso, è un esempio da manuale di quello che scienziati e climatologi hanno definito hotspot climatico: aree del pianeta in cui il cambiamento climatico colpisce con maggiore intensità, più duramente della media. Cinta da torridi deserti a sud e da gelidi ghiacciai a nord, l’Italia è flagellata dalle conseguenze del clima. Alluvioni, frane, tempeste, incendi e siccità devastano il territorio. Le piogge sono sempre meno frequenti, e quando ci sono portano distruzione; il consumo di suolo cresce senza sosta a ritmi insostenibili, e l’acqua non riesce a penetrare nel terreno, ormai arido e non più predisposto ad accoglierla. Decine di aziende sono costrette a chiudere, messe in ginocchio dalle devastazioni, o nella migliore delle ipotesi sono costrette a ripartire, con altri presupposti e in altri luoghi rispetto a quelli di origine; ma è un privilegio che possono permettersi in pochi.

Migliaia di persone oltre a perdere il lavoro perdono la casa: dove vanno a vivere? Quali sono le prospettive per chi non ha più una casa? E per chi lavorava a stretto contatto con il territorio? Ormai l’Italia vive in una condizione di emergenza costante: lo Stato non riesce a proteggere i cittadini, né a gestire la complessità delle situazioni successive ai disastri. La soluzione proposta dalle istituzioni? Le assicurazioni private. Soluzioni che però non tengono conto, non vogliono tenere conto, di un dettaglio non proprio trascurabile: da un lato, le compagnie non assicurano spontaneamente o senza un sostanziale contributo pubblico aziende in territori a rischio certificato, non sarebbe conveniente; dall’altro, queste assicurazioni avrebbero per imprenditori e privati cittadini costi stellari e insostenibili per troppe persone. 

Come stiamo reagendo a tutto questo, come cittadini italiani e come abitanti del mondo? Come pianificare un futuro in un contesto che si preannuncia sempre più difficile? Quando saremo tutti migranti, dove sposteremo l’Italia?

È il momento di rispondere a queste domande. È ora.