PuntoSostenibile

Connessioni: la sostenibilità tra nuove prospettive e classici intramontabili

Intervista a Gianfranco Bologna, curatore della collana Connessioni

di Annamaria Duello
pubblicato il 26/08/2024

Rilanciata con un nuovo formato e una nuova veste grafica nel giugno del 2023, la collana Connessioni di Edizioni Ambiente esplora i grandi temi della sostenibilità, unendo la nuova saggistica alla riproposizione di classici del pensiero ambientale contemporaneo. Dalla simbiosi con la natura e i nuovi approcci alla ricerca suggeriti da Stephen Buchmann con il suo La personalità dell’ape, fino alla critica al pensiero a breve termine nella società odierna di Roman Krznaric in Come essere un buon antenato (premiato nel 2024 come miglior saggio in lingua straniera tradotto in italiano dal Premio Demetra). Dalle riflessioni e previsioni sul futuro di Jorgen Randers e James Hansen con 2052 e Tempeste, ai libri cardine di Lester R. Brown.

Oggi ne parliamo con Gianfranco Bologna, naturalista e ambientalista, Presidente Onorario della Comunità Scientifica del WWF Italia, membro del Club di Roma, Segretario Generale della Fondazione Aurelio Peccei, curatore della collana e autore del libro Noi siamo natura.

Noi siamo natura

Un nuovo modo di stare al mondo
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Disponibile anche in versione digitale

Connessioni: una collana che mette in chiaro le relazioni fra temi della sostenibilità apparentemente lontani, svelandone l’interdipendenza. Può parlarci delle idee e degli obiettivi dietro la nascita di questa collana?

Credo che l’umanità nel suo complesso è come se fosse giunta a un vero e proprio capolinea del proprio sviluppo materiale. Infatti il modello economico dominante basato sull’indefinita crescita materiale umana in una Terra dai chiari limiti biogeofisici, ha prodotto la destabilizzazione dei sistemi naturali fondamentali che governano il funzionamento del sistema Terra (dal sistema climatico a quello della ricchezza della vita, la biodiversità) e, contestualmente, ha altresì destabilizzato sempre più le nostre società, ormai fortemente dominate dai continui conflitti e da un’inaccettabile disuguaglianza. Tutto questo sta conducendo gli attuali oltre 8 miliardi di abitanti a situazioni ambientali e sociali insostenibili. È perciò sempre più evidente la necessità di un vigoroso cambio di rotta dei nostri modelli di sviluppo dominanti. Sulle reali capacità e possibilità di un tale cambio di rotta sarebbe fondamentale che l’intera umanità sia coesa e consapevole nel dedicarsi a prendersi cura del pianeta Terra, la nostra “casa comune”, e che operi nella decisa direzione di percorsi che siano finalmente sostenibili a tutti i livelli. La straordinaria e affascinante conoscenza scientifica che indaga sullo stato del rapporto tra l’umanità e la natura da cui proveniamo e dipendiamo, e senza la quale non possiamo vivere, ci indica con chiarezza che avviare percorsi di sostenibilità significa vivere tutti in maniera equa e giusta, mantenendoci nei limiti dei sistemi naturali che ci sostengono. I nostri modelli economici dominanti non riescono a comprendere il concetto di limite e quindi cercano continuamente delle scappatoie basate soprattutto sulle nuove tecnologie, come se la tecnologia non costituisse un ulteriore flusso di utilizzo di materia sempre in crescita che ovviamente proviene dal nostro pianeta. Si tratta veramente di una sfida impegnativa ma nello stesso tempo coinvolgente e motivante. La sostenibilità richiede la capacità di una visione sistemica e complessa della nostra realtà, in grado di tenere conto di tutte le innumerevoli interrelazioni che agiscono dal punto di vista ambientale, sociale ed economico nei nostri sistemi socio-ecologici. La cultura umana dominante ha sin qui privilegiato una visione che ha giustificato questa continua crescita umana materiale e quantitativa, ritenendo purtroppo la specie umana al di sopra o al di fuori della natura.

La collana Connessioni cerca, con approfondimenti di varie sfaccettature, culture e discipline, proprio di comprendere al meglio l’importanza di quanto natura ed esseri umani siano connessi. Una straordinaria connessione che deve farci partire proprio dal riconoscimento che “noi siamo natura”. Siamo costituiti dalle stesse basi materiali e biologiche di cui è composta la vita sulla Terra, lo straordinario fenomeno che, per quanto ne sappiamo allo stato attuale, è presente solo sul nostro pianeta.   


Alcuni dei volumi di Connessioni sono delle riproposte, nuove edizioni di quelli che sono stati definiti “classici contemporanei del pensiero ambientale”. Con quale criterio sono stati selezionati i volumi da riproporre? Qual è la loro importanza oggi e in che modo risultano ancora attuali?

La riproposizione di alcuni volumi che possono essere ritenuti dei “classici” della cultura ambientale e della sostenibilità costituisce un contributo importante, che si affianca ai nuovi volumi della collana e che penso sia molto utile per i lettori. I criteri che motivano questa scelta riguardano in particolare la perdurante attualità di questi testi e cito fra tutti i due volumi ripubblicati di Lester Brown, una delle figure più rilevanti nella costruzione del concetto, del significato e della pratica della sostenibilità a livello internazionale, Piano B e Nove miliardi di posti a tavola. Piano B costituisce una importantissima riflessione operativa di cosa dovrebbe essere la strutturazione e la realizzazione della “strada” per la sostenibilità del nostro mondo, se solo volessimo sceglierla, indicando i vari elementi da tenere in considerazione e persino i finanziamenti necessari, ambito per ambito. Inoltre il libro può essere quasi considerato come un primo step molto importante di quella che è poi stata l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, approvata da tutte le nazioni del mondo nel 2015, all’Assemblea generale ONU. Nove miliardi di posti a tavola pone le basi e le azioni da compiere su di un tema che oggi è diventato un fondamentale imperativo per le politiche di sostenibilità, il significativo cambiamento dell’attuale “foodsystem”. Un sistema che così come funziona oggi, provoca interventi nefasti che causano cambiamento climatico, perdita di biodiversità, modifica della biomassa terrestre, fame, malnutrizione, spreco alimentare, obesità ecc. Senza un significativo mutamento del sistema alimentare mondiale, ovviamente insieme a importanti cambi di rotta in altri sistemi come, ad esempio, quello energetico, non riusciremo a concretizzare politiche di sostenibilità efficaci per il nostro immediato futuro. Tra gli altri “classici” vorrei citare il bellissimo Tempeste di James Hansen uno dei maggiori climatologi mondiali. Si tratta dell’unico libro divulgativo che ha pubblicato nell’arco della lunga attività scientifica (in cui ha prodotto risultati notevolissimi delle sue ricerche) che lo ha visto direttore del prestigioso Goddard Institute for Space Studies della NASA dal 1981 al 2013 e professore (oggi emerito) alla Columbia University. Hansen ebbe un rilevante riscontro mediatico con la sua audizione al Congresso USA nel 1988 nella quale dichiarò, tra i primi scienziati, con chiarezza e determinazione che eravamo di fronte a un cambiamento climatico in atto dovuto all’intervento umano. Il libro è un affascinante affresco dello stato del nostro sistema climatico con il racconto di tante illuminanti esperienze che lo hanno visto protagonista, sempre con la vivissima e più volte dichiarata preoccupazione di quale mondo stiamo lasciando in eredità ai nostri nipoti. 


Fra i volumi della collana c’è anche Noi siamo natura. Ci può raccontare dei retroscena della stesura del suo libro, un viaggio con salti logici e temporali dal Big Bang fino al dominio dell’uomo temporaneo? Quando è nata l’idea di questo saggio?

Ho iniziato ad occuparmi di conservazione della natura e dell’ambiente dal 1970 quando mi stavo formando come naturalista e ornitologo, avendo sempre avuto una immensa passione per la natura sin da bambino, tanto che durante le scuole medie, nel 1966, avevo istituito una piccola associazione, coinvolgendo i miei compagni di classe, che chiamai Società Amici e Studiosi degli Animali (SASA). Nelle mie escursioni naturalistiche fatte con vari amici, riflettevo spesso su come tutte le componenti di vita e non vita in una palude o in un bosco fossero connessi, facendomi varie domande che non riuscivano ad avere risposte soddisfacenti. Come racconto nel volume, l’amicizia che si è creata nella seconda metà degli anni Settanta, con alcune figure per me estremamente importanti da ritenerle dei veri e propri maestri, come Aurelio Peccei, fondatore e presidente del think-tank internazionale Club di Roma e Adriano Buzzati Traverso, tra i fondatori della genetica italiana e nella parte finale della sua vita, vice presidente per le scienze dell’UNESCO e senior adviser del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e poi diversi altri, mi hanno stimolato a pensare in una maniera sistemica cercando di vedere la realtà in una maniera tale da provare a comprenderne la complessità e le connessioni. Quegli erano gli anni in cui la conoscenza scientifica in tantissimi campi stava facendo avanzamenti straordinari e, in particolare per la nostra comprensione della Terra e del nostro rapporto con essa, si faceva strada una visione scientifica che è stata poi definita scienza del sistema Terra, tenendo conto di tutti gli aspetti conoscitivi delle sfere della Terra (atmosfera, idrosfera, geosfera, biosfera, antroposfera) analizzandoli con una forte attenzione ai collegamenti e alle connessioni e non con un approccio di analisi separate, sfera per sfera. Con il passare del tempo ho avuto la fortuna di avere tanti altri maestri di diverse provenienze disciplinari, ma tutti curiosi di comprendere gli incroci e i legami tra le varie conoscenze, e di accrescere così la mia passione per altre discipline, tutto ciò leggendo e studiando tanto, e incrociando le mie domande anche con le mie esperienze personali e lavorative svolte nel campo delle organizzazioni non governative, in primis il WWF, per cercare di costruire le fondamenta per un mondo sostenibile. Non a caso nel volume ho inserito numerose riflessioni di illustri studiosi che hanno dedicato la propria esistenza a queste ricerche e che hanno scritto testi affascinanti. Qui desidero ricordare una frase scritta da un grande premio Nobel per la fisica, Murray Gell-Mann, che ha studiato a lungo diverse particelle elementari, in particolare quelle cui ha dato il termine di Quark, e che è stato tra i fondatori di uno straordinario istituto per lo studio dei sistemi complessi, il Santa Fe Institute nel New Mexico, dal titolo Il quark e il giaguaro (1996, Bollati Boringhieri),in cui scrive: “Mentre facevo lunghe camminate nelle foreste tropicali, studiavo uccelli e progettavo attività di conservazione della natura, cominciai ad accarezzare l’idea di spartire con i lettori quanto andavo via via capendo sulle connessioni che esistono tra le leggi fondamentali della fisica e il mondo che osserviamo attorno a noi. Fin da ragazzo mi ha appassionato l’esplorazione del regno degli organismi viventi, ma ho dedicato la maggior parte della mia vita professionale a studiare le leggi della fisica; leggi che sono alla base di tutta la scienza [...] ma spesso sembrano lontanissime dall’esperienza comune, e anche, in grande misura, dall’esperienza di quanti operano in altri campi. Riflettendo sui problemi della semplicità e della complessità, cogliamo nessi che ci aiutano a collegare fra loro tutti i fenomeni della natura, dai più semplici ai più complessi. [...] Oggi la rete di relazioni che collegano la specie umana a sé stessa e al resto della biosfera è così complessa che ogni aspetto influisce su ogni altro in misura straordinaria. È indispensabile che il sistema venga studiato nella sua globalità, sia pure in modo approssimativo, perché nel caso di un sistema complesso non lineare non basta mettere insieme una serie di studi parziali per avere un’idea attendibile del comportamento del tutto”.

Attualmente, con gli straordinari avanzamenti di tutte le conoscenze nei campi del nostro sapere, abbiamo quadri sempre più dettagliati relativi alla nostra storia come specie vivente, nonché all’origine e alla storia del fenomeno della vita sul pianeta Terra e all’intera origine e dinamica del nostro sistema solare, delle stelle, delle galassie e dell’intero universo. Più conosciamo e connettiamo conoscenze più siamo consapevoli che le nostre modalità di stare su questo mondo devono seguire il rispetto e la cura della vita e della natura da cui deriviamo e senza la quale non possiamo vivere, in pratica la strada di quella che definiamo sostenibilità.


Se dovesse consigliare uno dei volumi della collana Connessioni a qualcuno che si sta avvicinando ai temi ambientali, quale sarebbe? E perché?

Mi verrebbe da indicarne più di uno. Se il consiglio deve assolutamente mantenere una sola indicazione, certamente il già citato Piano B di Lester Brown che contribuisce a fornire un quadro attuale e molto ben argomentato, delle problematiche ambientali, sociali ed economiche che ci hanno condotto all’attuale livello di impatto sui sistemi naturali e alle storture dei nostri sistemi socio-economici. Una situazione che ci ha condotto a riflettere e a studiare come attuare modalità di sviluppo che ci possano condurre a una situazione di sostenibilità della nostra presenza sulla Terra. Se posso aggiungerne un altro tra quelli che sono stati sino ad oggi stampati nella collana, trovo molto significativo il bel libro del filosofo sociale Roman Krznaric Come essere un buon antenato. Un antidoto al pensiero a breve termine in cui Krznaric scrive: “È giunto il momento, soprattutto per coloro che vivono nelle nazioni ricche, di riconoscere una verità inquietante: abbiamo colonizzato il futuro. Lo trattiamo come un lontano avamposto coloniale disabitato, dove possiamo liberamente scaricare il degrado ecologico, i rischi tecnologici e le scorie nucleari, e che possiamo saccheggiare a nostro piacimento […] Oggi il nostro atteggiamento sociale è un tempus nullius: il futuro è visto come 'tempo di nessuno', un territorio non reclamato che è analogamente privo di abitanti. Come i regni distanti dell’impero, è nostro e lo possiamo prendere. Proprio come gli indigeni australiani lottano ancora contro l’eredità della terra nullius, così c’è anche una lotta da intraprendere contro la dottrina del tempus nullius. La tragedia è che le generazioni non ancora nate non possono fare nulla contro la colonizzazione e il saccheggio del loro futuro”. Un libro avvincente per comprendere la fondamentale importanza di superare la mentalità del pensiero a breve termine, oggi dominante soprattutto nel mondo politico ed economico, e che fornisce le indicazioni concrete per superarlo, una lettura che suggerisco caldamente.