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PuntoSostenibile

Un viaggio on the road per la biodiversità

Intervista a Valeria Barbi

di Annamaria Duello
pubblicato il 22/05/2024

In occasione della Giornata mondiale della biodiversità, abbiamo intervistato Valeria Barbi, politologa, naturalista ed esploratrice, autrice del libro Che cosa è la biodiversità oggi della collana Che cosa è di Edizioni Ambiente.

Nel mese successivo alla pubblicazione del suo libro, avvenuta nel giugno del 2022, Barbi è partita per un viaggio on the road lungo la Panamericana, il percorso che collega il Nord e il Sud dell’America: la via più lunga al mondo, preziosissima dal punto di vista scientifico perché attraversa tutti gli ecosistemi esistenti. Si tratta del progetto WANE - We Are Nature Expedition, di cui è ideatrice e coordinatrice scientifica. 22 mesi di viaggio, 16 paesi visitati, 80.000 chilometri percorsi per documentare la perdita della biodiversità nei due grandi continenti americani.

Che cosa è la biodiversità

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Puoi darci un esempio di come la perdita di biodiversità ha avuto un impatto concreto su una comunità o su un ecosistema?

Gli esempi sono molteplici. Ovunque vi sia degrado e perdita di biodiversità, gli impatti si riversano a cascata su tutto, compresa la nostra specie. Per esempio, tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nell'agenda 2030 dipendono in misura varia, a seconda dell’obiettivo, da una biodiversità in salute. Questo perché la biodiversità ci fornisce i cosiddetti servizi ecosistemici. Il nostro modello socioeconomico in generale dipende interamente dalla biodiversità.

Un esempio concreto?

Mi viene in mente un episodio nello stretto di Prince William, in Alaska. Uno sversamento di petrolio dovuto all'incidente della superpetroliera Exxon Valdeznel nel marzo 1989 ha riversato 40-50 milioni di greggio in mare, causando un'enorme perdita di biodiversità. Immaginate il livello di inquinamento e le conseguenze che può aver avuto sulle specie, ma anche sulle comunità locali che vivevano da decenni di pesca.

Un altro esempio riguarda il collasso nella popolazione degli squali martello comuni nel mare di Cortez, che ha comportato una perdita enorme per le comunità in termini di turismo. La Bassa California è stata considerata per decenni una culla del mondo proprio per la varietà di specie. Tuttavia, il sovrasfruttamento eccessivo di molte di queste specie, in particolare gli squali martello comuni, ne ha causato quasi l’estinzione in quell'area, con gravi danni anche al turismo.

Un altro esempio è quello del Guatemala, dove tra il 2010 e il 2019 il 63% dell'espansione della coltivazione della palma da olio è avvenuta su terreni precedentemente destinati alla coltura di cereali, contribuendo alla povertà alimentare in regioni abitate prevalentemente da persone di etnia maya. Queste comunità, già in condizioni di fragilità economica e sociale e vittime di un recente genocidio, hanno subito ulteriori difficoltà. L'agricoltura ha contribuito alla distruzione delle foreste tropicali in una percentuale che varia tra il 17 e il 22%. In questo caso, le conseguenze per la comunità sono ancora peggiori, poiché non parliamo di luoghi turistici, ma di luoghi abitati che molte persone chiamano casa.


Quali sono alcuni esempi positivi di coesistenza tra comunità umane e biodiversità che hai osservato durante il viaggio?

Sono appena tornata da una spedizione in 16 paesi per un totale di circa 30.000 chilometri percorsi, dal Canada fino all'Alaska, e poi dal Mar Artico fino all'Argentina. Di esempi positivi ce ne sono moltissimi. I fattori di perdita della biodiversità, ricordiamolo, sono i cambiamenti climatici di origine antropica, la perdita di habitat, il sovrasfruttamento, l’inquinamento e la diffusione di specie aliene. Questi fattori sono diffusi in scala diversa in quasi ogni area del pianeta, e molte comunità locali stanno trovando modi per contrastarli.

Mi viene in mente, ad esempio, il lavoro eccezionale di rewilding (il processo di gestione e promozione del ritorno allo stato selvatico e naturale di alcune aree. N.d.R.) portato avanti da Rewilding Argentina e Rewilding Chile. Queste organizzazioni non governative lavorano per invertire la crisi dell'estinzione delle specie, creando aree protette e reintroducendo specie chiave in luoghi fortemente degradati. Hanno reintrodotto specie come il puma e il condor delle Ande, favorendo la ripresa di alcuni ecosistemi e delle loro funzionalità. Il rewilding è una strategia chiave in questo momento, nonché un alleato nella lotta alla crisi climatica.


Puoi raccontarci qualche esperienza o aneddoto legato alla stesura del tuo libro, Che cosa è la biodiversità oggi?

Una piccola parte del libro è scritta in Abruzzo, una regione dell'Italia che amo moltissimo. Proprio lì, mentre stavo tornando dall'intervista con Luciano Sammarone, l’allora direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ho visto una coppia di lupi. Subisco il fascino del lupo da sempre; è la specie che più mi ha spinta a studiare e a dedicarmi alla biodiversità, soprattutto perché è fortemente stigmatizzata. Mi viene ancora più voglia di promuoverne l'importanza e la bellezza. Aver visto la mia prima coppia di lupi proprio mentre scrivevo questo libro è stato per me un segnale molto forte.


Immagine: Foto di Davide Agati per WANE - We Are Nature Expedition