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STEM al maschile, ambiente al femminile?

Numeri bassi nelle STEM, numeri alti nell’ecologia: dove la scienza parla al femminile

di Annamaria Duello
pubblicato il 11/02/2025

Alla vigilia della Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, i numeri parlano chiaro: la strada per la parità nelle discipline STEM è ancora in salita. In Italia, meno del 17% delle giovani donne tra i 25 e i 34 anni ha una laurea in Scienza, Tecnologia, Ingegneria o Matematica, contro il 37% degli uomini. Un divario che si allarga nel mondo del lavoro, dove le laureate STEM trovano meno opportunità rispetto ai colleghi maschi. Stereotipi e pregiudizi appartenenti ai secoli passato si insinuano presto, già tra i banchi di scuola, limitando le ambizioni e soffocando il talento.

Eppure, c’è un dato che ribalta la prospettiva: nel settore ambientale, la presenza femminile è più alta. Più donne che uomini si occupano di ricerca, tutela e divulgazione ambientale, come se proprio in questo campo la scienza trovasse una nuova bussola, più inclusiva, più vicina a una visione di cura e rigenerazione del pianeta. Forse perché affrontare la crisi ecologica significa ripensare i modelli dominanti, superando le logiche gerarchiche e aprendo spazi a sguardi diversi. 

E proprio di questo parla Dalla parte di Gaia di Silvana Galassi. Un libro che intreccia scienza, ecofemminismo e giustizia ambientale, mostrando come l’emergenza ecologica non sia solo una questione tecnica, ma anche politica e sociale.

Ve ne proponiamo qui di seguito un estratto, per guardare il mondo con una prospettiva più ampia, più consapevole, e, chissà, anche più giusta.


Dalla parte di Gaia

Teorie e pratiche di ecofemminismo
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Disponibile anche in versione digitale

“Development alternatives with women for a new era (Dawn), una rete di studiose e attiviste femministe, è giunta alla conclusione che la difesa della salute del pianeta sia l’obiettivo prioritario per migliorare la condizione delle donne del Sud del mondo. Per salvare il pianeta, però, non basta far crescere la paura per quello che potrebbe succedere. 'L’ecologismo, isolato e oggetto di ipostasi, diventerebbe una parola feticcio e un mito dello stesso stampo di quelli che lo hanno preceduto', ammonisce Morin. Perché si realizzi 'la ristrutturazione della vita e della società umana' è necessario che cresca la cultura ecologica, soprattutto nelle società più tecnologiche, che più di tutte si sono allontanate dalla natura e che contribuiscono maggiormente al suo degrado.

Lo studio si rende sempre più necessario per combattere il negazionismo, spesso dovuto a ignoranza e pregiudizi. La maggioranza dei giovani che aderiscono a Fridays for Future, a cominciare dall’ispiratrice del movimento Greta Thunberg, è composta da giovani informati che portano avanti le proprie rivendicazioni sulla base delle previsioni fatte dagli scienziati dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change, Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico).

Per affrontare problematiche sempre più complesse è necessario elevare il grado di istruzione della popolazione, investendo maggiori risorse nella scuola e nella formazione permanente. La situazione del nostro Paese è abbastanza scoraggiante a tale riguardo, soprattutto per quanto riguarda i livelli di istruzione universitaria. Il numero di laureati aumentò negli anni del boom economico, ma nel decennio 2007-2016 l’incremento dei laureati è stato solo del 3,9%, con una percentuale più bassa nel caso delle donne.

In Italia, come nel resto d’Europa, le ragazze preferiscono frequentare corsi di laurea non scientifici; sul totale delle iscrizioni per l’anno accademico 2018-2019, negli atenei italiani solo il 18% era nelle lauree STEM (Scienze, tecnologie, ingegneria e matematica) nel caso delle ragazze, mentre rappresentava il 39% per i maschi. Tuttavia, da diversi anni le laureate nelle discipline geo-biologiche (Scienze della Terra e Scienze biologiche), che hanno maggiori affinità con l’ambiente, superano decisamente i laureati maschi. I dati più recenti messi a disposizione dall’Istat (Istituto italiano di statistica), che si riferiscono al 2016, mostrano che le laureate nelle discipline geo-biologiche erano il 66% del totale.

Uno studio del Consiglio universitario nazionale (Cun) del 2020 mette in luce l’esistenza di una notevole discriminazione di genere nel reclutamento del personale docente. I dati, che si riferiscono al decennio 2008-2018, mostrano l’esistenza di una 'segregazione verticale' che si è ridotta di poco nel tempo. Le donne, che superavano in numero i colleghi maschi nella fascia dei precari, erano minoritarie nei posti di ruolo: rappresentavano il 33% dei professori associati e il 19% degli ordinari nel 2008. Dopo un decennio sono diventate il 38% nella fascia degli associati e il 24% in quella degli ordinari.

Le laureate in biologia, geologia, scienze naturali e scienze ambientali sono più numerose degli uomini, ma molte scelgono come professione l’insegnamento, nella maggior parte dei casi perché risulta più compatibile con gli impegni familiari. Probabilmente le donne hanno una predilezione per gli studi e i lavori che hanno a che fare con l’ambiente, ma anche in questo settore alle donne vengono riservati i lavori meno retribuiti e meno stabili.

Un caso interessante riguarda l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nato nel 2008 in seguito alla fusione di altri enti pubblici che si occupavano di ricerca e sorveglianza ambientale. Nel 2019, il 56% dei 1.127 dipendenti, in maggioranza laureati, era di genere femminile. Tuttavia, solo il 6% era assunto a tempo indeterminato nelle otto sedi dell’Istituto.

Qualcuno ha detto che con la cultura non si mangia, e si può aggiungere che con la ricerca ambientale e la difesa dell’ambiente non si diventa ricchi. Forse è per questo motivo che, nonostante l’apparente interesse che l’ecologia suscita nel pubblico, sono ancora pochi gli studiosi di questa disciplina. Nel 2018, nelle università italiane sono state occupate in questo settore complessivamente 161 posizioni, che comprendono i ricercatori confermati, i non confermati, i professori associati e gli ordinari.

È abbastanza sconcertante che si pensi di affrontare una transizione ecologica, assolutamente necessaria per la ripresa economica del Paese, facendo a meno degli ecologi. Ed è deprimente che l’ecologia sia ai margini degli insegnamenti scolastici. Non sarebbe necessario aggiungere una nuova materia alle numerose già previste dagli ordinamenti scolastici, ma si dovrebbe fare in modo di utilizzare le conoscenze ecologiche per collegare le materie esistenti.”


Tratto da "Dalla parte di Gaia. Teorie e pratiche di ecofemminismo" di Silvana Galassi, Edizioni Ambiente 2024

Immagine: National Cancer Institute (Unsplash)