Suoli fertili dalle nostre città: nuovo valore al verde urbano
Il nuovo volume della collana Organic Biorecycling
C’è una rivoluzione silenziosa che parte dai nostri scarti quotidiani. Bucce, fondi di caffè, avanzi. Ciò che finisce nel bidone dell’organico può tornare alla terra come risorsa, diventando compost e restituendo vita ai suoli.
Come ogni anno, Edizioni Ambiente porta alla stampa il rapporto del Consorzio Italiano Compostatori, La filiera del biowaste: suoli fertili dalle nostre città, che presenta la panoramica più aggiornata sul settore del riciclo della frazione organica dei rifiuti. Dati, analisi e commenti esperti raccolti nella collana Organic Biorecycling curata dal Consorzio.
Il nuovo volume, presentato a inizio ottobre a Roma, mette al centro del dibattito il tema della salute del suolo, risorsa preziosa e non rinnovabile, concentrandosi sul concetto innovativo dello Urban Carbon Farming.
La filiera del biowaste: suoli fertili dalle nostre città
Organic Biorecycling 2025
a cura di Massimo Centemero, con la collaborazione di Alberto ConfalonieriAnche quest’anno il CIC conferma il dato di un’Italia sorprendentemente virtuosa: raccogliamo oltre 5,5 milioni di tonnellate di rifiuti organici all’anno. Dai nostri scarti nascono 2 milioni di tonnellate di compost, insieme a biogas e biometano.
“L’efficacia e l’efficienza del sistema rendono l’Italia un Paese virtuoso che merita attenzione a livello eurounitario, non solo per ragioni meramente statistiche, ma soprattutto perché rappresenta un esempio positivo di modello industriale applicato all’economica circolare” scrive Massimo Centemero, curatore del volume, nell’introduzione. “In questo volume, giunto alla VI edizione, presentiamo, oltre all’aggiornamento dei dati del settore su matrici, processi e prodotti, una nuova proposta di valorizzazione del connubio tra il comparto suolo e i fertilizzanti organici provenienti dal trattamento dei rifiuti a matrice organica; un connubio che, alla luce di alcuni atti normativi di indirizzo, dovrebbe essere esteso ai suoli urbani: un vero e proprio Urban Carbon Farming.”
Ma che cos’è lo Urban Carbon Farming?
In parole semplici, significa applicare pratiche agricole rigenerative anche in città, usando compost e digestato per nutrire il verde urbano, ridurre le emissioni e restituire carbonio ai terreni.
Un’idea che lega la gestione dei rifiuti alla rigenerazione urbana, trasformando l’umido domestico in un alleato contro la crisi climatica.
Un approccio che riconosce al verde urbano (i nostri parchi, i giardini, le aiuole) una preziosa funzione non solo estetica, ma soprattutto ecologica e climatica. Vale a dire assorbire carbonio, ridurre le isole di calore, migliorare la qualità dell’aria e accrescere la resilienza delle città.
Con dati, analisi, esperienze e proposte concrete, il rapporto continua a illustrare come la filiera del biowaste possa contribuire in modo determinante agli obiettivi europei di economia circolare e di contrasto al cambiamento climatico, trasformando i rifiuti organici in materia di valore per l’agricoltura, le città e la collettività.
L’idea avanzata dal CIC è che “l’Urban Carbon Farming diventi un modello da adottare e diffondere: uno strumento per valorizzare parchi, giardini e spazi verdi pubblici, trasformandoli in alleati nella sfida per un ambiente urbano più sano e sostenibile. Un futuro in cui il compost, risultato di una raccolta differenziata accurata, esprima tutto il suo potenziale e diventi uno degli elementi chiave per un verde urbano capace di respirare, assorbire e contribuire attivamente al benessere collettivo”.
Perché il compost non è solo il punto d’arrivo della raccolta differenziata. È anche, e sempre di più, il punto di partenza di un nuovo modo di pensare la sostenibilità.
Immagine: Gil Ribeiro (Unsplash)

