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Obiettivo CO2: a quale valore dovrebbe puntare l’umanità?

di Lucrezia Lenardon
pubblicato il 05/02/2024

L'anidride carbonica, nota anche come diossido di carbonio, è naturalmente presente in atmosfera in quantità piccolissime, ma le conseguenze del suo aumento a causa delle attività umane non passano certo inosservate. Si tratta di un gas serra incolore e inodore con formula chimica CO2, composta quindi da un atomo di carbonio legato a due atomi di ossigeno. Le emissioni di anidride carbonica derivanti dai nostri sistemi economici e dalle nostre società sono infatti il principale contributo al riscaldamento globale e alla conseguente crisi climatica. Qual è, però, la soglia accettabile di concentrazione di CO2 nell'aria?

Un tema che James Hansen, professore di Scienze della Terra e dell’ambiente alla Columbia University e autore di Tempeste, approfondisce nel suo long seller.


Tempeste

Il clima che lasciamo in eredità ai nostri nipoti, l'urgenza di agire
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Disponibile anche in versione digitale

Vi proponiamo un estratto del volume: 

"Nel 2007, lo scrittore e ambientalista Bill McKibben cominciòa incalzarmi, molto cortesemente, perché confermassi che il limite di 450 parti per milione per la concentrazione di CO2 in atmosfera era appropriato o, in caso contrario, perché ne definissi uno più preciso. Stava creando un sito web per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo argomento e stava pensando di chiamarlo 450.org. Nonostante le sue garbate insistenze, continuai a rinviare la risposta. Volevo individuare un valore di riferimento per l’impostazione delle politiche climatiche, e volevo anche avere una solida giustificazione scientifica, altrimenti quel numero avrebbe avuto ben poco significato.

La questione di quale sia il livello “pericoloso” di gas serra è stata sollevata da tanto tempo. Nel 1981 io e il mio coautore concludemmo un nostro articolo, “Climate Impact of Increasing Atmospheric Carbon Dioxide” (“Impatto climatico dell’aumento di CO2 nell’atmosfera”, pubblicato da Science),affermando che per evitare gli effetti più gravi dei cambiamenti climatici sarebbe stato necessario lasciare buona parte del carbone nel sottosuolo. E nel 1992 la maggior parte dei paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti, approvò la United Nations Framework Convention on Climate Change, che aveva l’obiettivo di stabilizzare la concentrazione di gas serra a livelli che avrebbero evitato “pericolosi” cambiamenti climatici.

Alla fine degli anni Novanta cominciai a lavorare specificamente sulla questione del livello di pericolo. Volevo anche capire meglio fino a che punto potesse esserci una “compensazione” tra la CO2 e le altre forzanti climatiche indotte dall’uomo.

Il risultato di questa ricerca fu l’articolo sullo scenario alternativo, pubblicato nel 2000. Arrivammo alla conclusione che sarebbe stato meglio mantenere la CO2 entro le 450 ppm, e che l’anidride carbonica sarebbe potuta salire fino a questo livello solo a patto che gli altri gas, principalmente il metano e l’ozono troposferico, venissero portati al di sotto dei livelli attuali, obiettivo difficile ma comunque fattibile. Le 450 ppmdi CO2 significherebbero un riscaldamento aggiuntivo di 1 °C.

Da dove è arrivato il limite di 450 ppm? Non dai modelli del clima globale, sebbene sia facile capire perché la gente possa crederlo: l’ha sentito ripetere in continuazione da persone che hanno interesse a nascondere la concretezza e l’imminenza della minaccia climatica. Queste persone sanno, e lo sapeva anche il capo della propaganda nazista Joseph Goebbels, che se una cosa viene ripetuta abbastanza spesso in molti finiranno per credere che sia vera. E sanno anche che è facile scoprire errori nei modelli del clima globale, che sono tuttora rappresentazioni imperfette del mondo reale. Così hanno creato un bersaglio fantoccio, e hanno affermato che il limite di450 ppm è stato ricavato dai modelli. In realtà, questo valore è stato calcolato esaminando la storia della Terra e le serie di dati che mostrano come il nostro pianeta abbia risposto in passato alle variazioni delle forzanti climatiche, inclusi i cambiamenti nella composizione dell’atmosfera."


Immagine: Adrian Balasoiu (Unsplash)