
Verde & Digitale
In viaggio tra sostenibilità, innovazione e competitività
Appendice C – Breve introduzione al Piano nazionale di ripresa e resilienza
Come anticipato nel Capitolo 2, riportiamo qui una breve trattazione relativa al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per offrire un aiuto a chi ne voglia approfondire gli aspetti principali. La sintesi è polarizzata sui temi di sostenibilità e digitale, ma cerca di fornire una visione di insieme, riunendo nelle pagine seguenti sia i lavori propedeutici a livello europeo (European Green Deal, Circular Economy Action Plan, Digital Compass, Next Generation EU), sia le principali caratteristiche, la struttura base e l’allocazione delle risorse finanziarie tra le sei Missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
C.1 I lavori della Commissione europea per sostenibilità e digitale
I principali lavori della Commissione europea che hanno ispirato il Next GenerationEu e quindi anche il Pnrr italiano sono tre: European Green Deal e Circular Economy Action Plan (sostenibilità) e Digital Compass (digitale).
C.1.1 European Green Deal
La comunicazione della Commissione europea sul Green Deal riformula il suo impegno ad affrontare i problemi legati al clima e all’ambiente:1 mira a proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Ue e a proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze. Allo stesso tempo, tale transizione dovrà essere giusta e inclusiva. Il Green Deal è parte integrante della strategia della Commissione per attuare l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) delle Nazioni unite. La figura C.1 illustra i vari elementi del Green Deal, rappresentati da otto principi guida e da una serie di linee di azione.
Figura C.1 – European Green Deal
Fonte: Commissione europea, The European Green Deal, 11 dicembre 2019 (https://bit.ly/3PLJRuV).
Vengono innanzitutto enunciati gli otto principi guida.
1. Rendere più ambiziosi gli obiettivi dell’Ue in materia di clima per il 2030 e il 2050: per conseguire la neutralità climatica entro il 2050, la Commissione ha delineato un programma chiaro, che costituisce la base della strategia di lungo termine codificata nella prima Normativa europea sul clima,2 e ha formalizzato inoltre per il 2030 l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990.
2. Garantire l’approvvigionamento di energia pulita, economica e sicura: per conseguire gli obiettivi 2030-2050 in materia di clima è fondamentale un’ulteriore decarbonizzazione del sistema energetico, coinvolgendo i consumatori/cittadini e attuando infrastrutture intelligenti.3
3. Mobilitare l’industria per un’economia pulita e circolare: per conseguire gli obiettivi di un’economia circolare e a impatto climatico zero sono necessari la piena mobilitazione dell’industria, secondo una strategia pensata per far fronte alla duplice sfida delle transizioni verde e digitale (come indicato nel Capitolo 6), e un Piano d’azione per l’economia circolare (si veda par. C.1.2).4
4. Costruire e ristrutturare in modo efficiente sotto il profilo energetico e delle risorse: è prevista l’applicazione rigorosa della normativa relativa alla prestazione energetica nel settore dell’edilizia, considerando l’impatto di questo settore in termini di energia e di risorse minerarie assorbite.
5. Accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente: entro il 2050 è necessario ridurre del 90% le emissioni prodotte dalla mobilità, e occorrerà il contributo del trasporto stradale, ferroviario, aereo e per vie navigabili grazie a un forte impulso al trasporto multimodale, automatizzato e connesso, aumentando parallelamente la produzione e la diffusione di combustibili alternativi.
6. Progettare un sistema alimentare giusto, sano e rispettoso dell’ambiente, dal produttore al consumatore: riducendo significativamente l’uso di sostanze chimiche nocive e i rischi connessi, realizzando un’economia circolare, migliorando l’impatto ambientale del settore alimentare e stimolando un consumo alimentare sostenibile, sano e accessibile, si creano nuove opportunità per tutti gli operatori della catena del valore alimentare.
7. Preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità: introdurre politiche mirate a preservare e ripristinare il capitale naturale europeo, con particolare attenzione al patrimonio forestale, acquatico e marino, come codificato dalla nuova strategia europea sulla biodiversità, che presenta un piano completo di lungo termine per proteggere e ripristinare l’ambiente naturale e gli ecosistemi.5
8. Obiettivo “inquinamento zero” per un ambiente privo di sostanze tossiche: per prevenire e rimediare all’inquinamento atmosferico, idrico, del suolo e dei prodotti di consumo con l’obiettivo di proteggere i cittadini e gli ecosistemi naturali europei, l’Ue ha adottato nel 2021 un Piano d’azione per l’inquinamento zero al 2050, un obiettivo trasversale che contribuisce all’Agenda 2030, integrando l’obiettivo 2050 di neutralità climatica in sinergia con gli obiettivi di economia circolare e di ripristino della biodiversità.6
In secondo luogo la Commissione ha fissato cinque linee di azione, integrando la sostenibilità in tutte le politiche dell’Ue e dei singoli paesi, sia all’interno dei confini europei, sia come leader mondiale a sostegno degli accordi multilaterali e del dialogo bilaterale con i paesi partner:
• perseguire i finanziamenti e gli investimenti verdi e garantire una transizione giusta;
• rendere verdi i bilanci nazionali e inviare i giusti segnali di prezzo;
• stimolare la ricerca e l’innovazione;
• fare leva sull’istruzione e sulla formazione;
• essere innocui, come impegno a favore dell’ambiente.
C.1.2 Circular Economy Action Plan
Per integrare e completare l’European Green Deal, la Commissione europea ha prodotto il Piano d’azione per l’economia circolare,7 che illustra il modo in cui l’estensione dell’economia circolare contribuirà significativamente al conseguimento della neutralità climatica entro il 2050 e alla dissociazione della crescita economica dall’uso delle risorse, garantendo nel contempo la competitività a lungo termine dell’Ue. L’Unione deve quindi accelerare la transizione verso un modello di crescita rigenerativo, ridurre l’impronta dei consumi e raddoppiare la percentuale di utilizzo dei materiali circolari entro il 2030. Questa transizione progressiva verso un sistema economico sostenibile è un elemento imprescindibile della nuova strategia industriale dell’Ue (si veda il Capitolo 2). L’economia circolare potrà:
• rafforzare la base industriale dell’Ue e favorire la creazione di imprese e l’imprenditorialità tra le Pmi, facendo leva sul mercato unico e sul potenziale delle tecnologie digitali;
• fornire prodotti di elevata qualità, funzionali, sicuri, efficienti ed economicamente accessibili, che durino più a lungo e siano concepiti per essere riutilizzati, riparati o sottoposti a procedimenti di riciclaggio di elevata qualità;
• attivare un’intera gamma di nuovi servizi sostenibili, modelli di prodotto come servizio (product-as-a-service) e soluzioni digitali che consentiranno di migliorare la qualità della vita, creare posti di lavoro innovativi e incrementare le conoscenze e le competenze.
Il Piano si configura come un insieme di norme e azioni organiche in grado di modificare i paradigmi di progettazione, produzione, consumo e riciclo dei prodotti in modo da ridurre drasticamente i rifiuti e attivare un mercato ben strutturato delle materie prime seconde, dal quale persone, regioni e città possano trarre beneficio (come riassunto nella figura C.2).
Figura C.2 – Componenti del Piano di azione per l’economia circolare
Fonte: elaborazione dell’autore
Il Piano presenta tre iniziative collegate tra loro, destinate a istituire un quadro strategico (Sustainable Policy Framework) in cui i prodotti, i servizi e i modelli imprenditoriali sostenibili costituiranno la norma, e a trasformare i modelli di consumo in modo da evitare innanzitutto la produzione di rifiuti.
1. Progettazione di prodotti sostenibili. La Commissione proporrà un’iniziativa legislativa per estendere la direttiva concernente la progettazione ecocompatibile (ecodesign) in modo che si possa applicare a una gamma più ampia possibile di prodotti e che rispetti i presupposti della circolarità, valutando di stabilire dei principi di sostenibilità.8 Verrà istituito uno spazio europeo dei dati per le applicazioni circolari intelligenti, per contenere dati sulle catene di valore e informazioni sui prodotti; saranno intensificati gli sforzi volti a garantire il rispetto dei requisiti di sostenibilità applicabili ai prodotti immessi in Ue.
2. Scelte informate per consumatori e acquirenti pubblici. Garantire che i consumatori ricevano informazioni attendibili e pertinenti sui prodotti presso il punto vendita, anche in merito alla durata di vita e alla disponibilità di servizi di riparazione, pezzi di ricambio e manuali di riparazione. La Commissione proporrà criteri e obiettivi minimi obbligatori in materia di appalti pubblici verdi, stante il fatto che il potere d’acquisto delle autorità pubbliche rappresenta il 14% del Pil dell’Ue, e può diventare un potente fattore trainante per la domanda di prodotti sostenibili.
3. Circolarità dei processi produttivi. La Commissione favorirà l’incremento della circolarità nell’industria rivedendo la direttiva sulle emissioni industriali,9 prevedendo l’integrazione delle pratiche dell’economia circolare nei documenti di riferimento delle prossime BAT (Best Available Technologies), agevolando la simbiosi industriale con l’istituzione di un sistema di comunicazione e certificazione, attuando il Piano d’azione in materia di bioeconomia sostenibile e circolare, promuovendo l’uso delle tecnologie digitali per la tracciabilità, la rintracciabilità e la mappatura delle risorse e promuovendo il ricorso alle tecnologie verdi con registrazione come marchio di certificazione Ue.
Verrà data priorità ai gruppi di prodotti individuati nel contesto delle catene di valore che figurano nel Piano d’azione, come elettronica e ICT, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, prodotti tessili, costruzioni ed edilizia, prodotti alimentari, acque e nutrienti. Saranno predisposte ulteriori misure per la riduzione dei rifiuti e per il buon funzionamento del mercato interno dell’Ue relativo alle materie prime seconde di alta qualità:
• rafforzare la politica in materia di rifiuti, a sostegno della circolarità e della prevenzione della loro produzione (per esempio l’attuazione degli obblighi per i regimi di responsabilità estesa del produttore);
• ridurre e/o eliminare le sostanze tossiche attraverso l’applicazione delle normative dell’Ue in materia di sostanze chimiche, tra le quali il regolamento REACH,10 che prevedono in particolare lo sviluppo di soluzioni per una cernita di elevata qualità e per la rimozione dei contaminanti, la riduzione al minimo della presenza di sostanze problematiche per la salute o per l’ambiente nei materiali riciclati, la cooperazione con l’industria per mettere progressivamente a punto sistemi armonizzati di tracciamento e gestione delle informazioni sulle sostanze, il miglioramento della classificazione e della gestione dei rifiuti pericolosi;
• creare un mercato efficiente per le materie prime seconde dell’Unione, al fine di competere con le materie prime primarie e di raggiungere un equilibrio tra domanda e offerta contribuendo all’espansione del settore del riciclo nell’Ue grazie all’identificazione di una serie di azioni, in particolare con l’introduzione di obblighi concernenti il contenuto riciclato nei prodotti;
• gestire le esportazioni di rifiuti dall’Ue con l’obiettivo di garantire che non esporti verso paesi terzi le proprie problematiche connesse ai rifiuti, incrementando la capacità di riciclo e limitando, tramite specifiche norme, le esportazioni di rifiuti che arrechino danni all’ambiente e alla salute nei paesi terzi o che possano essere trattati all’interno dell’Ue.
La Commissione prevede un significativo contributo dell’economia circolare a persone, regioni e città. È lecito attendersi che la circolarità abbia un effetto netto positivo sulla creazione di posti di lavoro, a condizione che i lavoratori acquisiscano le competenze necessarie alla transizione verde. La Commissione garantirà che gli strumenti previsti a sostegno delle competenze e della creazione di posti di lavoro contribuiscano altresì ad accelerare la transizione verso un’economia circolare, anche nel contesto dell’aggiornamento dell’agenda per le competenze. I fondi della politica di coesione aiuteranno le regioni ad attuare strategie di economia circolare, rafforzando tessuto industriale e catene del valore (soprattutto per quanto concerne regioni ultraperiferiche e isole), unitamente alle risoluzioni in essere quali l’iniziativa urbana europea proposta, la Intelligent Cities Challenge,11 l’iniziativa Circular Cities and Regions12 e il Green City Accord.13
Infine, la Commissione europea ha identificato tre azioni trasversali che consentiranno di rendere efficace il Piano di azione.
• Considerare la circolarità come presupposto per la neutralità climatica. Misurare in modo sistematico l’impatto della circolarità sulla mitigazione dei cambiamenti climatici e sull’adattamento ai medesimi, e promuovere il rafforzamento del ruolo della circolarità nelle future revisioni dei Piani nazionali per l’energia e il clima.
• Adottare una giusta impostazione economica. Occorrono misure che orientino i finanziamenti verso modelli di produzione e di consumo più sostenibili: in tal senso, la Commissione ha già adottato una serie di iniziative, tra cui l’integrazione dell’obiettivo relativo all’economia circolare nel quadro del regolamento dell’Ue in materia di tassonomia e lo svolgimento dei lavori preparatori relativi ai criteri per l’assegnazione del marchio di qualità ecologica dell’Unione europea (Ecolabel) ai prodotti finanziari. La piattaforma per il sostegno finanziario all’economia circolare continuerà a offrire orientamenti in materia di incentivi all’economia circolare, creazione di capacità e gestione dei rischi finanziari ai promotori dei progetti.
• Promuovere la transizione attraverso ricerca, innovazione, digitalizzazione. Per quel che riguarda ricerca e innovazione, il fondo European Regional Development Fund,14 il programma LIFE15 e Horizon Europe16 utilizzeranno gli strumenti di cui dispongono per integrare i finanziamenti privati all’innovazione circolare e sosterranno l’intero ciclo dell’innovazione allo scopo di proporre soluzioni al mercato. Per la digitalizzazione, le tecnologie relative possono tracciare i percorsi dei prodotti, dei componenti e dei materiali, abilitando un accesso sicuro ai dati raccolti: lo spazio europeo dei dati per le applicazioni circolari intelligenti fornirà l’architettura e il sistema di governance per stimolare applicazioni e servizi quali i passaporti dei prodotti, la mappatura delle risorse e l’informazione ai consumatori.
In linea con il Green Deal europeo e la Strategia annuale di crescita sostenibile 2020, la Commissione rafforzerà il monitoraggio dei Piani e delle misure nazionali per accelerare la transizione.
C.1.3 Digital Compass
L’obiettivo di questa comunicazione della Commissione europea è perseguire politiche per il digitale che diano ai cittadini e alle imprese gli attributi e i requisiti per un futuro digitale sostenibile: così facendo l’Europa potrà conseguire la sovranità digitale, sviluppando e utilizzando capacità tecnologiche per sfruttare i benefici della trasformazione digitale e per costruire una società più verde e in salute.17 La vision per il 2030 è basata sulla profonda convinzione che la digitalizzazione conferisca nuove fonti di prosperità alle persone, consentendo agli imprenditori di innovare, avviare e far crescere le attività, aprendo mercati e investimenti, creando nuovi posti di lavoro e supportando il conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo, considerando comunque gli aspetti critici emersi durante il periodo della pandemia COVID-19 (vulnerabilità dello spazio digitale, digital divide per territori e persone), l’impatto ecologico delle infrastrutture digitali (sotto il profilo energetico e delle risorse), la prevalenza dello sviluppo delle tecnologie digitali fuori dall’Ue.
È una bussola (compass) che definisce quattro punti cardinali con obiettivi concreti per il 2030, al fine di accelerare la trasformazione digitale dell’Europa verso un mercato unico digitale pienamente funzionante, intensificando le azioni definite nella Strategia per il futuro digitale dell’Europa.18 Proprio in questo senso, almeno il 20% del dispositivo per la ripresa e la resilienza dovrà essere dedicato alla transizione digitale.
1. Competenze. Significa essere cittadini digitalmente autonomi, responsabili e competenti e disporre di una forza lavoro qualificata/esperta nel settore digitale. Da un lato si prevede quindi che l’80% degli adulti disporrà nel 2030 almeno delle competenze digitali di base, dall’altro di arrivare ad avere nell’Ue 20 milioni di specialisti impiegati nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, con competenze digitali specialistiche e avanzate. Questo dovrebbe essere favorito dallo sviluppo di un ecosistema di istruzione digitale ad alte prestazioni, nonché da una politica volta ad attrarre talenti.
2. Infrastrutture. Costruzione di infrastrutture digitali sostenibili, sicure e performanti per quanto riguarda la connettività, la microelettronica e la capacità di elaborare grandi quantità di dati, in modo da garantire che entro il 2030 le famiglie europee siano coperte da una rete Gigabit e le zone abitate dal 5G. Prevede inoltre che la produzione sostenibile di semiconduttori all’avanguardia in Europa rappresenti almeno il 20% del valore della produzione mondiale (con diffusione di cloud ed edge computing), l’installazione di 10.000 nodi periferici19 a impatto climatico zero, altamente sicuri, in modo da garantire l’accesso a servizi dati a bassa latenza (con capacità di calcolo all’avanguardia), e da avere la disponibilità del primo computer europeo con accelerazione quantistica entro il 2025.
3. Business (trasformazione digitale delle imprese). Entro il 2030 le tecnologie digitali – tra cui 5G, IoT, edge computing, Intelligenza artificiale, robotica e realtà aumentata – saranno al centro di nuovi prodotti, nuovi processi di fabbricazione e nuovi modelli commerciali basati su un’equa condivisione dei dati. Si prevede quindi che il 75% delle imprese europee sia in grado di utilizzare servizi di cloud computing, big data e Intelligenza artificiale, e che oltre il 90% delle Pmi europee possa raggiungere almeno un livello di base di intensità digitale20 con particolare attenzione a cinque ecosistemi fondamentali (manifatturiero, edilizia, agricoltura, mobilità, sanità) e allo sviluppo dell’innovazione tramite la forma imprenditoriale delle start up.
4. Pubblica amministrazione (digitalizzazione dei servizi pubblici). Garantire entro il 2030 che la vita democratica e i servizi pubblici online siano pienamente accessibili a tutti e beneficino di un ambiente digitale che offra servizi e strumenti di facile uso, efficienti e personalizzati, con elevati standard in materia di sicurezza e tutela della privacy. Il modello di governo come piattaforma (government-as-a-platform) fornirà un accesso diffuso e agevole ai servizi pubblici; si stanno inoltre sviluppando piattaforme di dati intelligenti che integrano dati di diversi settori, di zone urbane e rurali (sistemi di trasporto intelligenti multimodali, assistenza rapida di emergenza in caso di incidenti, gestione dei rifiuti e del traffico, pianificazione urbana, energia, illuminazione, sistemi giudiziari moderni ed efficienti...). Si prevede che il 100% dei servizi pubblici principali sia disponibile online per le imprese e i cittadini europei, che il 100% degli europei acceda alle cartelle cliniche elettroniche e l’80% utilizzi l’identificazione digitale.
In questo percorso l’Ue dovrà garantire e affiancare la cosiddetta cittadinanza digitale, ossia un quadro di valori, diritti e principi digitali che contribuirà a promuovere e sostenere i valori dell’Ue nello spazio digitale; l’Unione promuoverà fortemente i nostri interessi e i valori fondamentali attraverso tre principi generali: condizioni di parità nei mercati digitali, un cyberspazio sicuro e la tutela dei diritti fondamentali online.
Inoltre il conseguimento degli obiettivi concreti, ovvero dei punti cardinali della bussola, prevede una solida struttura di gestione, pianificazione, controllo e sviluppo:
• l’attivazione di una struttura di governance con relazioni annuali e follow-up sui progressi compiuti, attraverso KPI (Key Performance Indicators) quantitativi, che potrà includere raccomandazioni specifiche per limitare gli scostamenti dal conseguimento degli obiettivi, e di un sistema di monitoraggio dei principi digitali;
• un meccanismo per consentire agli stati membri di organizzare i progetti multinazionali necessari per costruire la transizione digitale dell’Europa, in quanto sono necessarie capacità e risorse digitali da mettere in comune tra paesi (principali aree di investimento: infrastrutture per i dati, processori a bassa potenza, comunicazione 5G, calcolo ad alte prestazioni, comunicazione quantistica sicura, pubblica amministrazione connessa, blockchain, poli dell’innovazione digitale, partnership di alta tecnologia per le competenze digitali).
Inoltre il grado di digitalizzazione dell’economia e della società dei paesi dell’Ue si è dimostrato non solo un elemento fondamentale della resilienza, ma anche un fattore di influenza globale: a tal fine si prevede la costruzione di partnership digitali internazionali, corrispondenti ai quattro punti cardinali, che saranno sostenute da un pacchetto di strumenti basato sulla combinazione di cooperazione normativa, investimenti nella cooperazione internazionale e collaborazioni per la ricerca in settori potenziali (quali 6G, quantum computing, uso della tecnologia per combattere i cambiamenti climatici).
C.2 Il programma NextGenerationEU
L’Unione europea ha risposto alla crisi pandemica con il programma NextGenerationEU (NGEU), che intende promuovere la ripresa e lo sviluppo dell’economia europea all’insegna della transizione ecologica, della digitalizzazione, della competitività, della formazione e dell’inclusione sociale, territoriale e di genere. Il programma comprende due strumenti di sostegno, di cui l’Italia è la prima beneficiaria in valore assoluto:
• il Pacchetto di assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe, REACT-EU), concepito in un’ottica di più breve termine per aiutare gli stati membri nella fase iniziale di rilancio delle loro economie (2021-2022);
• il Dispositivo per la ripresa e resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), concepito su larga scala per riforme e investimenti intrapresi dagli stati membri, allo scopo di attenuare l’impatto della pandemia da coronavirus a livello sociale ed economico e di rendere le economie dell’Ue più sostenibili, resilienti e meglio preparate per le sfide poste dalle transizioni verde e digitale su un orizzonte più ampio (2021-2026).
In particolare, è opportuno sottolineare che il programma NGEU, attraverso lo strumento RRF,21 indirizza le tematiche di sviluppo di nostro interesse sul medio termine. Lo strumento RRF enuncia sei grandi aree di intervento (pilastri) sui quali i paesi aderenti si dovranno focalizzare: transizione verde, trasformazione digitale, crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, coesione sociale e territoriale, salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani. Approfondiamo i pilastri focalizzati sulla transizione verde e sulla trasformazione digitale.
Il pilastro della transizione verde discende direttamente dall’European Green Deal e dal doppio obiettivo della Ue di raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica e di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra del 55% rispetto allo scenario del 1990. Il regolamento del NGEU prevede che un minimo del 37% della spesa programmata nei Pnrr dei singoli paesi per investimenti e riforme deva sostenere gli obiettivi climatici. Gli stati membri devono illustrare il modo in cui i loro Piani contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi climatici, ambientali ed energetici adottati dall’Unione. Si sottolinea che il Piano deve contribuire al loro raggiungimento anche attraverso l’uso delle tecnologie digitali più avanzate, oltre a prevedere ovviamente la protezione delle risorse pubbliche marine, la transizione verso un’economia circolare, la riduzione al riciclo dei rifiuti, la prevenzione dell’inquinamento e la protezione e il ripristino di ecosistemi sani (foreste, zone umide, aree costiere, piantumazione di alberi, rinverdimento delle aree urbane ecc.).
Il pilastro della trasformazione digitale prevede che i Piani devano dedicarvi almeno il 20% della spesa complessiva per investimenti e riforme. L’obiettivo è il miglioramento delle prestazioni digitali e degli obiettivi collegati alla già citata comunicazione della Commissione europea sul Digital Compass.22 Il Piano deve comprendere la razionalizzazione e la digitalizzazione della pubblica amministrazione e lo sviluppo dei servizi pubblici digitali. Si deve inoltre migliorare la connettività, anche tramite un’ampia diffusione di reti delle comunicazioni TLC ad altissima capacità. Il Piano deve inoltre sostenere ricerca e sviluppo nell’adozione delle tecnologie digitali da parte delle imprese (in particolare piccole e medie). Le competenze digitali di cittadini e lavoratori devono aumentare, così come la loro capacità di accesso a strumenti e servizi digitali, particolarmente per i gruppi sociali vulnerabili.
Inoltre i Piani dei singoli stati membri devono fornire un contributo essenziale alle sfide e alle iniziative relative ai Flagship Programs del NGEU per lo sviluppo sostenibile. A settembre del 2020, avviando il semestre europeo 2021, la Commissione ha descritto una serie di sfide comuni che gli stati membri devono affrontare all’interno dei rispettivi Piani:23
• conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo, incrementando la produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e realizzando il 40% di questo obiettivo entro il 2025 nell’ambito dei Pnrr, unitamente all’attuazione della strategia per l’idrogeno (power-up);
• ristrutturare gli edifici pubblici e privati, migliorandone l’efficienza energetica e il monitoraggio dei consumi, con l’obiettivo di raddoppiare il tasso di efficienza degli edifici entro il 2025 (renovate);
• raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni e dell’inquinamento fissati per il 2030 tramite un forte impulso alla mobilità sostenibile, in termini di auto elettriche e stazioni di rifornimento a idrogeno, con l’obiettivo del 50% entro il 2025 (recharge and refuel);
• puntare alla rapida diffusione delle connessioni a banda larga sia con reti in fibra sia con reti FWA24 utilizzando anche le tecnologie radio 5G ora disponibili (connect);
• digitalizzare alcuni importanti servizi pubblici, quali l’identificazione, l’autenticazione, la giustizia e la sanità, e garantire la fornitura dell’identità digitale europea entro il 2025 (modernize);
• raddoppiare la produzione europea di semiconduttori avanzati (utilizzabili per esempio per le auto connesse) e la quota delle aziende dell’Ue che utilizzano servizi cloud avanzati e big data (scale-up);
• apprendere nuove competenze (re-skill) e migliorare quelle esistenti (up-skill) per accedere a mansioni più avanzate, al fine di sostenere le transizioni verde e digitale, potenziare l’innovazione e alimentare la crescita dell’economia secondo gli obiettivi della Commissione (entro il 2025 almeno il 70% dei cittadini Ue nella fascia di età 16-74 anni con conoscenze digitali di base).
Ancora una volta - come emerge in questo caso dai Flagship Programs del NGEU – sostenibilità e digitale sono integrati in un’unica visione per lo sviluppo sostenibile.
C.3 La declinazione del Pnrr italiano
Veniamo ora al Piano elaborato dal governo italiano. Il dispositivo RRF ha richiesto agli stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme, detto Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr):25 quello italiano è stato redatto in piena coerenza con i sei pilastri del NGEU, soddisfa largamente i parametri fissati dai regolamenti europei sulle quote di progetti verdi e digitali e contribuisce a tutte le iniziative della Strategia annuale sullo sviluppo sostenibile dell’Ue (Flagship Programs). Tale Piano è strutturato in sei Missioni, a loro volta articolate in sedici componenti:
1. Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;
2. Rivoluzione verde e transizione ecologica;
3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
4. Istruzione e ricerca;
5. Inclusione e coesione sociale;
6. Salute.
Il Piano prevede un insieme integrato di investimenti e riforme orientati a migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività del paese, a favorire l’attrazione di investimenti e ad accrescere la fiducia dei cittadini e delle imprese. Gli investimenti sono previsti specificamente per ogni singola Missione/componente, mentre le riforme sono previste in tre tipologie:
• riforme orizzontali di contesto trasversale a tutte le Missioni del Piano, consistenti in innovazioni strutturali dell’ordinamento, idonee a migliorare il clima economico del paese, concentrate su pubblica amministrazione e giustizia;
• riforme abilitanti per la semplificazione e la concorrenza, ovvero interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano al fine di rimuovere gli ostacoli amministrativi regolatori e procedurali che condizionano le attività economiche e la qualità dei servizi erogati;
• riforme settoriali contenute all’interno delle singole Missioni/componenti come innovazioni normative relative a specifici ambiti di intervento/attività economiche destinate a introdurre un regime regolatorio e delle procedure più efficienti nei rispettivi ambiti settoriali.
Le risorse finanziarie allocate al Pnrr per l’Italia ammontano a un totale di 235,12 miliardi di euro, composti da 191,50 miliardi di euro provenienti dal dispositivo RRF (divisi in 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti), 13,00 miliardi di euro provenienti dal dispositivo REACT-EU e 30,62 miliardi di euro provenienti dalla programmazione nazionale aggiuntiva. Il totale delle risorse finanziarie allocate è così distribuito tra le sei Missioni previste (sia nel suo complesso sia per il solo dispositivo RRF).
Figura C.3 – Risorse finanziarie allocate per Missione – Miliardi €
Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), Piano nazionale di ripresa e resilienza, maggio 2021 (https://bit.ly/3KyN3HO).
La Missione 1 (con forte priorità attribuita al digitale) e la Missione 2 (dedicata interamente alla sostenibilità) fanno la parte del leone: la missione M1, Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (circa il 20%) e la missione M2, Rivoluzione verde e transizione ecologica (circa il 30%) coprono la metà delle risorse allocate26 (sia per il totale sia per il solo dispositivo RRF).
Note
––––––––––––––––––––––
1. Commissione europea, The European Green Deal, 11 dicembre 2019 (https://bit.ly/3PLJRuV). I riferimenti del documento ai lavori della Commissione europea nel biennio 2020-2021 e riportati in questa sezione sono stati aggiornati con le relative pubblicazioni.
2. Commissione europea, European Climate Law, 30 giugno 2021 (https://bit.ly/3dK6535).
3. Per “infrastrutture intelligenti” si intendono tecnologie e infrastrutture innovative quali le reti intelligenti; le reti a idrogeno; la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio; lo stoccaggio di energia.
4. Commissione europea, Circular Economy Action Plan. For a cleaner and more competitive Europe, marzo 2020 (https://bit.ly/3wtcl5K).
5. Commissione europea, EU Biodiversity Strategy for 2030, 20 maggio 2020 (https://bit.ly/3R0rbsu).
6. Commissione europea, EU Action Plan: Towards Zero Pollution for Air, Water and Soil, 12 maggio 2021 (https://bit.ly/3dUYeQm).
7. Commissione europea, Circular Economy Action Plan. For a cleaner and more competitive Europe, cit.
8. Durabilità, riutilizzabilità, upgrading, riparabilità, presenza di sostanze chimiche pericolose, efficienza sotto il profilo energetico e delle risorse, contenuto riciclato nei prodotti, rifabbricazione, riciclaggio di elevata qualità, riduzione delle impronte di carbonio e ambientali, limitazione dei prodotti monouso, lotta contro l’obsolescenza prematura, divieto di distruggere i beni durevoli non venduti, promozione del modello di prodotto come servizio o di altri modelli in cui i produttori mantengano la proprietà del prodotto o la responsabilità delle prestazioni per l’intero ciclo di vita, digitalizzazione delle informazioni relative ai prodotti (passaporti, etichettature e filigrane digitali), ricompense destinate ai prodotti in base alle loro diverse prestazioni in termini di sostenibilità.
9. La Direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento), fissa norme intese a evitare e a ridurre le emissioni industriali nell’aria, nell’acqua e nel terreno, impedendo la produzione di rifiuti, con la finalità di un livello elevato di protezione ambientale e basandosi su un approccio integrato e sull’applicazione delle migliori tecniche disponibili (https://bit.ly/3AHbGiL).
10. Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of CHemicals (REACH, CE 1907/2006) mira a migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente attraverso una migliore e più rapida individuazione delle proprietà intrinseche delle sostanze chimiche attraverso i processi di registrazione, valutazione, autorizzazione, restrizione delle sostanze chimiche.
11. La Intelligent Cities Challenge (ICC) della Commissione europea supporta 136 città nell’adozione di tecnologie all’avanguardia per guidare la ripresa intelligente, verde e socialmente responsabile (https://bit.ly/3R8kKn5).
12. La Circular Cities and Regions Initiative (CCRI) della Commissione europea sostiene l’attuazione di soluzioni, l’utilizzo di finanziamenti e l’elaborazione di documentazione in tema di economia circolare (https://bit.ly/3AMALtz).
13. Il Green City Accord della Commissione europea rappresenta un movimento di sindaci europei impegnati a migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini europei e ad accelerare l’attuazione delle pertinenti leggi ambientali dell’Ue. Firmando l’Accordo, le città si impegnano ad affrontare cinque aree della gestione ambientale: aria, acqua, natura e biodiversità, circolarità, rifiuti e rumore (https://bit.ly/3Ki42zD).
14. L’European Regional Development Fund (ERDF) mira a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale nell’Unione europea, correggendo gli squilibri tra le sue regioni: nel periodo 2021-2027 consentirà investimenti per un’Europa più intelligente, più verde, più connessa e più sociale, più vicina ai suoi cittadini (Regolamento 2021/1058/UE del 24 giugno 2021, https://bit.ly/3AMB47H).
15. L’Instrument Financier pour l’Environnement (LIFE) è lo strumento di finanziamento dell’Ue per l’ambiente e l’azione per il clima; il suo obiettivo generale è di contribuire all’attuazione, all’aggiornamento e allo sviluppo della politica e della legislazione dell’Ue in materia di ambiente e clima, cofinanziando progetti con un valore aggiunto europeo (https://bit.ly/3CsaUsh).
16. Horizon Europe è il principale programma di finanziamento dell’Ue per la ricerca e l’innovazione che, dando seguito al precedente programma europeo Horizon 2020, sarà valido per il periodo 2021-2027. In particolare sosterrà lo sviluppo di indicatori e dati, l’introduzione di nuovi materiali e prodotti, la sostituzione e l’eliminazione di sostanze pericolose, l’adozione di modelli imprenditoriali circolari e nuove tecnologie di produzione e riciclo (https://bit.ly/3PPfT9s).
17. Commissione europea, 2030 Digital Compass, the European way to the Digital Decade, 9 marzo 2021 (https://bit.ly/3AM9lnC).
18. Commissione europea, A Digital Single Market Strategy for Europe, 6 maggio 2015 (https://bit.ly/3AlqYt6); Commissione europea, Shaping Europe’s Digital Future, 19 febbraio 2020 (https://bit.ly/3AlqSle).
19. Un nodo periferico è un computer che funge da portale utente finale (gateway) per la comunicazione con altri nodi nel cluster computing, in cui i componenti di un sistema software sono condivisi tra più computer.
20. L’indice di intensità digitale (Digital Intensity Index, DII) misura l’uso di diverse tecnologie digitali a livello di impresa: il punteggio DII (0-12) di un’impresa è determinato dal numero di tecnologie digitali selezionate che l’impresa stessa utilizza. Un livello base di intensità digitale corrisponde a una situazione in cui un’impresa ottiene un punteggio pari o superiore a 4.
21. Regolamento 2021/241/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 febbraio 2021, che istituisce il Dispositivo per la ripresa e la resilienza; Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, 18 febbraio 2021 (https://bit.ly/3TdBOdk).
22. Commissione europea, 2030 Digital Compass, the European way to the Digital Decade, cit.
23. Commissione europea, Annual Sustainable Growth Strategy, settembre 2020 (https://bit.ly/3TjiAms).
24. Fixed Wireless Access (FWA): indica un insieme di sistemi di trasmissione sviluppati per sfruttare determinate frequenze dello spettro radio allo scopo di fornire servizi di connettività a internet a banda larga.
25. Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), Piano nazionale di ripresa e resilienza. #NextGenerationItalia, maggio 2021 (https://bit.ly/3KyN3HO).
26. Se si considera anche la missione M3, Infrastrutture per una mobilità sostenibile, quindi legata al tema della sostenibilità, la copertura arriva oltre il 70%.